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Pratica
Preparazione alla fioritura
La fioritura, per qualsiasi specie vegetale, e' un momento molto impegnativo.
Per fiorire al meglio una Sarracenia deve essersi ben adattata al clima in
cui vive, e deve aver goduto di un buon ultimo anno di crescita, compresi
dei sani pasti a base di vespe, mosconi, api, tafani e quant'altro...
Il fattore, pero', che di gran lunga e' piu' importante nel momento della
stimolo alla fioritura e' l'inverno. Sottoporre le sarracenie ad un inverno
come si deve e' il segreto di qualsiasi buona fioritura. Durante le prime
fasi dell'inverno (al passaggio dall'autunno) le sarracenie adulte si chiudono
in un riposo a crescita rallentata. I punti di crescita si ingrossano e si
fermano, arrossandosi. Durante l'inverno le piante non sono completamente
"ferme" come sembrerebbe, ma conservano un minimo di attivita' biologica.
Questo succede specialmente nelle giornate di sole,
quando la zona del punto di crescita, se esposta al sole diretto, puo'
tranquillamente arrivare a 20-25'C gradi, e quindi in una fascia di
temperatura assolutamente ideale per la fisiologia delle sarracenie.
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Proprio in questi periodi freddi, ma comunque con sprazzi di temperatura
tiepida, le sarracenie, nascoste sotto la copertura del punto di crescita,
si preparano per la fioritura. Preparare un fiore non e' una cosa semplice
come quella di una foglia. Ci sono organi estremamente complessi: gli
stami con le antere polliniche, le migliaia di grani di polline, ognuno
perfettamente realizzato... i petali, i sepali, l'ovario con tutte le
strutture per i semi. Insomma, sembrera' anche che dormano, ma se le
vedete durante una bella giornata di sole, con le foglie secche, apparentemente
morte, guardando bene la gemma rosso fuoco vi renderete conto di come
la' sotto si stiano concentrando per la primavera in arrivo.
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Quindi, se volete provare a far fiorire una Sarracenia, dovete prepararvi
sin da Ottobre, tenendola in condizioni di riposo invernale lungo e rigido.
Nessun "la tengo al calduccio", nessun "mi fa peccato". Lasciatela la', fuori, al gelo.
E se vi guarda con gli occhioni infischiatevene e spiegatele il perche'.
Al limite se proprio vi fa pena mettetela in una posizione in cui riceva
almeno qualche ora di sole diretto al giorno. Se gela, bene. Se nevica, meglio.
Fidatevi.
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Appena arriva Marzo, come d'incanto, la gemma rosso fuoco si ingrossa,
diventa turgida, si apre, e il bocciolo fiore e' la prima cosa che
spunta, magari con qualche foglia di accompagnamento, come in questo
caso.
Nella foto qui a sinistra si puo' vedere il bocciolo (piccolissimo)
con una foglia alla sua sinistra, rossissima. Le sarracenie piu' giovani
o comunque quelle che non fioriscono aprono le gemme per far
uscire solamente delle foglie, grosse e potenti, ma le piante adulte
si concentrano specialmente sul fiore e continueranno a
concentrarsi sul fiore fino a Maggio, quando con la fioritura e l'eventuale
impollinazione avranno soddisfatto al loro scopo.
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Il periodo tra Marzo e Aprile e' veramente qualcosa di particolare
in quanto le sarracenie, uscendo dal loro riposo invernale, devono
contemporaneamente formare i fiori, attirare insetti senza ucciderli
(per permettere l'impollinazione) e allo stesso tempo formare le
prime foglie per non fare la fame, e aprirle non appena i fiori si
sono fecondati.
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C'e' un meccanismo preciso e delicato alla base di questa operazione,
che vede i fiori schiudersi giusto 5-6 giorni prima delle foglie,
appena il tempo di farsi fecondare dagli insetti.
Quindi abbandoniamoci
alla contemplazione silenziosa di questo splendido
periodo, che nel caso delle sarracenie e' davvero qualcosa di miracoloso.
L'energia che la primavera imprime a queste piante e' impressionante.
La foto qui a sinistra, per esempio, riprende un bocciolo e una foglia
di Sarracenia flava a meta' aprile, con un allungamento di
parecchi centimetri al giorno. Guardate i colori.
Le foglie dell'anno precedente, sullo sfondo, appaiono verdine
e sbiancate, sembrano quasi di un'altra pianta, davanti al rosso
quasi sanguigno degli organi nuovi in formazione.
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Quindi, tra Marzo e Aprile, le sarracenie si concentrano alla
formazione e crescita del fiore. Le foglie sono formate, ma con
un ritmo e un'attenzione minore. Le piante in fiore
inizieranno a concentrarsi sulla formazione
di belle foglie solo dopo la fioritura.
Questo e' il perche' recidere il fiore ad una Sarracenia adulta ne accelera la
crescita. Perche' questa, non dovendosi piu' preoccupare del fiore e non
dovendo piu' spendere energie nella formazione di polline, ovario, eccetera, puo'
accelerare la formazione di foglie, piu' grandi e robuste di quanto non sarebbero
col fiore. Bisogna infatti rendersi conto che per semplici meccanismi biologici
le sarracenie (come molte altre piante), se possono, preferiscono investire le loro
energie sul fiore. Sapendo questo decidete voi cosa sia meglio fare, se recidere ed
avere una Sarracenia al 100% della sua bellezza o provare a lasciarla fiorire ed
avere una pianta al 50% (ma con la prospettiva della semina).
Bhe, se state leggendo questa pagina la risposta e' chiara, pero' permettetevi
di consigliarvi di recidere i fiori di sarracenie che non siano grandi e in
perfetta salute. Lasciar fiorire una Sarracenia piccola o malridotta non solo
la indebolira' inutilmente, ma spesso non portera' alla formazione che di pochi
piccoli semi striminziti, rendendo vano anche il sacrificio della pianta.
In altre parole fate fiorire le piante giuste: grandi e in salute.
Anatomia del Fiore
Verso Aprile o Maggio (a seconda della latitudine) i vostri meravigliosi fiori si schiuderanno.
Se non avete mai visto un fiore di Sarracenia, e specialmente, se non l'avete
mai visto di persona, sara' sicuramente uno shock. Attrezzatevi di calmanti e psicofarmaci
quindi... un fiore di Sarracenia non e' una robaccia
nuda come quello di una Nepenthes ne' uno stupido fiorellino come quello della
Drosera e neppure una violetta come in Pinguicula. Ue', stiamo
parlando di sarracenie, di piante venute dalla preistoria, figuriamoci se possono fare
un fiore "normale". Il fiore delle sarracenie e' un coso strambo, con petaloni
svolazzanti e penduli, un odore stranissimo (alcuni parlano di puzza, altri di profumo),
un ombrello tanto intrigante quanto misterioso... insomma, un casino.
Pero' non facciamoci scoraggiare. I fiori delle piante normali li conosciamo,
giusto? C'e' il "gambo", c'e' poi il calice (una serie di sepali verdi che
"racchiudono" il fiore quando e' in boccio) e poi ci sono i petali, colorati.
Successivamente, al centro del fiore, ci sono gli stami (delle specie di
fili che portano il polline all'apice) e il pistillo con lo stigma (che
permette l'entrata del polline verso l'ovario per la formazione dei semi).
Questo schema e' presente anche nelle sarracenie, e' solo che essendo delle
piante un po' primitive questi elementi sono un po' rozzi e strambi, rovesciati,
visto che il fiore e' a testa in giu', ma ci sono tutti.
Un disegno ci aiuta.
Qui in questo disegno ho preso una foto di un fiore di una mia Sarracenia
leucophylla e l'ho messo a sinistra. A destra lo stesso fiore e'
disegnato con pseudocolori per distinguere meglio tutti gli elementi.
Partiamo dal gambo. E' il coso verde, ovvio. Andiamo dal basso verso
l'alto, il gambo a un certo punto si piega e pende verso il basso.
All'attaccatura col fiore troviamo sempre 3 elementi simili a piccole
fogliette. Verdi o rossastri, sono le bratteole. Successivamente
troviamo 5 elementi, colorati (ma non troppo), sono i 5 sepali formanti
il calice (nel disegno sono rosso violaceo). Successivamente ci
sono 5 petali, di solito rossi, gialli, verdi, bianchi o arancioni,
a seconda della specie o dell'ibrido. I petali, in questo disegno sono
blu' (l'unico colore che manca nelle sarracenie). I petali sono sistemati come
delle tende e al loro interno si nasconde l'ovario con gli stami, ma lo vedremo
poi. Intrecciati e alternati con
i petali troviamo 5 prolungamenti di un unico elemento rovesciato
che ha la forma di un ombrello a 5 punte (giallo nel disegno). Questa
struttura e' formata dai 5 stili fusi assieme a formare una
specie di "bacinella" dove si deposita il polline (vedremo poi).
Per ora ricordate solo che quando parlo di ombrello parlo della
struttura qui in giallo. Se volete una curiosita', notate che nella
parte gialla centrale, in mezzo, c'e' una debole "via" verdina.
Quella "via" e' la strada che verra' percorsa dal polline per
arrivare all'ovario e formare i semi.
Ok, visto com'e' fatto il fiore dall'esterno, passiamo ad esaminarlo
all'interno. Diamogli un'occhiata da vicino, perche' se non capite
com'e' fatto, di sicuro non riuscirete mai ad impollinarlo.
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Questo schifoso disegnetto ci dara' una mano... come detto
sono un programmatore, non un disegnatore... quindi accontentiamoci.
Questo e' come si presenta un fiore di Sarracenia visto di lato, al secondo
giorno dopo la schiusura, se immaginiamo di aver rimosso un paio di petali
laterali.
Come detto i petali nascondono l'interno del fiore, dove si trova
il polline. Qui a sinistra gli stami con il polline sono le strutture
filamentose gialle con la testa ingrossata. Un giorno o due dopo la
sua schiusura, il fiore lascia cadere il polline all'interno della
struttura ad ombrello, dove si deposita formando un tappeto di
polvere gialla.
Successivamente gli insetti, attirati dentro il fiore dal
profumo del nettare, si sporcano le zampe di polline e
successivamente lo portano di fiore in fiore.
Nel disegno la parte verde globulare al centro e'
l'ovario e piu' in basso a destra
c'e' attaccato l'ombrello, visto in sezione.
Cerchiamo di imparare bene dov'e' il polline, perche' facendo finta
d'essere insetti, dovrete raccogliere il polline, dovrete spennellarlo
sugli stigmi, cioe' i punti da dove poi il polline entrera' nell'ovario.
Gli stigmi, nella Sarracenia, sono situati ai margini interni di quello
strano ombrello, sono rivolti verso l'interno e sono 5. Appaiono come
dei "dentelli" verdini. Nel disegno sono in rosso. Il polline andra'
delicatamente spennellato la'.
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Ok, tenete a mente: polline = parte maschile del fiore = colore
giallo nel disegno.
stigmi = parte femminile del fiore (accesso all'ovario) = colore
rosso nel disegno.
Ok, nel disegno e' facile, andiamo in pratica... riprendiamo il fiore
di Sarracenia leucophylla di prima, e diamogli una serie
di occhiate molto dettagliate.
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Da sotto
Ingrandite cliccando sulla foto, ne vale la pena.
Allora, guardiamo 'sto fiore da sotto. Ho tolto
due dei petali e ho legato uno dei sepali per permetterci
poi di buttare il nostro obiettivo dentro il fiore di
questa mitica pianta.
Da sotto vediamo molto bene la struttura a ombrello,
e da qui vediamo benissimo le 5 "vie" che porteranno il
polline all'ovario. Vi dico subito che se seguite 2
vie di destra e di sinistra andando verso l'alto arrivate
a due dentelli con la punta bianca. Bhe, teneteli bene
a mente...
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Da sopra
Ingrandite cliccando sulla foto, ne vale davvero la pena.
E qui cosa vediamo? Bhe, come vi avevo promesso, ecco la struttura
ad ombrello vista dall'interno. Come vedete, gli stami si sono
aperti e hanno lasciato cadere il polline formando un tappeto
giallino/biancastro. Gli stami sono quelle robe pendule con
la punta gialla. Quelli rappresentano la parte "maschile" di
un fiore, e il polline e' appunto il contributo maschile
alla riproduzione sessuata.
E la parte femminile dove sta? Perche' il segreto sta tutto la'!
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Da sopra, ingrandito
Bhe, la parte femminile l'avete sotto gli occhi solo
che e' molto meno vistosa di quella maschile.
I 5 stigmi sono i 5 punti attraverso i quali il polline
puo' entrare nelle "vie" degli stili, percorrerle e
arrivare all'ovario, dove formera' i semi. Gli stili
Sono 5 piccoli dentelli posti al margine di quella struttura
ad ombrello di cui tanto parliamo. Nella foto, sono
indicati da una freccia.
E' molto importante che controlliate sui vostri
fiori d'aver capito, perche' se non avete trovato questi
5 mitici dentelli le vostre sarracenie non faranno mai
nemmeno un seme.
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Qualcuno si chiedera'... ma se il polline e gli stigmi sono tutti
presenti nello stesso fiore, com'e' che le sarracenie non si
impollinano automaticamente da sole con un colpo di vento?
Semplice, non sarebbe conveniente, il massimo vantaggio evolutivo per
questa specie deriva dall'incrociarsi con altre sarracenie.
Ecco perche' i petali si ripiegano in quella maniera strana e tengono isolata
la parte interna del fiore (con il polline) e l'ombrello esterno
(con gli stigmi). In questo modo, senza l'intervento di un
insetto (o di un coltivatore) e' impossibile che il polline
da dentro vada sugli stigmi di fuori.
Chiaramente se ogni fiore di Sarracenia e' al tempo stesso maschio e femmina,
(ogni fiore produce polline e stigmi) significa che puo' fare due ruoli
diversi in 2 incroci diversi, giusto? Esattamente.
Significa che un fiore puo' essere al tempo stesso "maschio" in un incrocio e
"femmina" in un incrocio differente. Tecnicamente e' possibile usare il polline
della parte maschile di un fiore per fecondare la parte femminile
dello stesso fiore. In questo caso di parla di autoimpollinazione,
una tecnica spesso usata per vari scopi, pero' normalmente con il polline
di un fiore si fecondano gli stigmi di un fiore di una pianta differente
e viceversa.
E' possibile usare il polline
di un singolo fiore per fecondare parti femminili di piu' fiori. Il polline
e' prodotto in abbondanza e se siete attenti potete arrivare a fecondare
anche 5-6 fiori con il polline di uno solo. Al contrario, fecondare un
fiore femminile con pollini di fiori diversi e' fonte di confusione in
quanto i semi risultanti sono semi diversi provenienti dai vari
padri, mescolati casualmente.
Impollinazione
Quando impollinare?: dopo anni di esperimenti con i fiori di
Sarracenia, impollinati in modo diversi, in tempi diversi e con tecniche
differenti, posso dirvi che l'unica cosa che ho osservato essere
importante per ottenere la miglior resa (in quantita' di semi) e' stata
fecondare gli stigmi (cioe le parti femminili dei fiori) quando sono
molto giovani, cioe' 2-4 giorni dopo essere sbocciati. L'eta' del polline
non e' mai risultata particolarmente importante, e il polline ha dato
ottimi risultati sia prelevato da fiori giovani (2-4 giorni dopo essere
sbocciati), sia da fiori adulti e
vecchi (petali caduti, 8-10 giorni dopo essere sbocciati). Ripeto,
l'elemento fondamentale e' che il fiore che sara' "madre" deve essere
giovane. In questo modo si ottengono molti piu' semi. Si puo' comunque
fecondare anche un fiore vecchio (con petali caduti) ma la resa cala
rapidamente per diventare quasi nulla 10-15 giorni dopo essere sbocciato.
Quindi -> l'eta' del polline non importa (finche' si parla di 7-10 giorni)
l'eta' degli stigmi importa e molto, e la resa massima si ha tra
il secondo e il quarto giorno dopo l'apertura del fiore.
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Da sopra-interno, ingrandito
Per essere sicuro di impollinare proprio nel momento opportuno,
io controllo, circa 2 giorni dopo l'apertura del fiore, quando
le capsule di polline si aprono, rilasciando il polline.
Vediamo la foto... il polline e' contenuto da delle specie
di "sacchettini" portati dagli stami (nella foto gli stami sono
bianchi, i sacchettini sono gialli e qui sono aperti). Non appena
questi "sacchettini" si aprono e il polline cade, io impollino.
Se non si sono ancora aperti, e' ancora troppo
presto. Se, viceversa, aspettate troppi giorni dopo l'apertura,
diventa troppo tardi.
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Ah, una curiosita', nella foto, alla base degli stami, notate due
gocciolone. Sono gocciolone di nettare che la Sarracenia usa per
attirare gli insetti. Questo nettare e' talmente incastrato alla
base degli stami che gli insetti impazziscono pur di tentare di
arrivarci e strofinano il loro "culo" alla base dell'ombrello,
riempiendosi di polline.
Come impollinare?: semplice. Prendete un piattino, di quelli da caffe'.
Metteteci sopra un velo di olio d'oliva. Poi prendete dei cotton-fioc o degli
stuzzicadenti. Scegliete accuratamente le piante da fecondare (che
siano due piante belle e robuste, oppure se volete fare incroci mirati, leggetevi
la sezione Ibridi di Sarracenia). Controllate che il fiore
sia a posto, controllate d'aver capito dove sta il polline e dove stanno gli
stigmi, poi immergete un attimo la punta del cotton-fioc (o stuzzicadenti) nell'olio
d'oliva. Spremete sul bordo del piattino l'olio in eccesso. Il cotton fioc deve
essere "umido" d'olio, non deve grondarne a chili. Avvicinatevi poi al fiore
scelto come padre e appoggiate il cotton fioc alla base interna dell'ombrello, dove il polline
caduto dalle antere si accumula sotto forma di una polvere biancastra-giallina.
Rotolate il cotton-fioc in modo che il polline si appiccichi all'olio d'oliva e
dipinga di giallo il cotton fioc stesso. Poi avvicinatevi al fiore che volete sia il fiore-madre,
prendete uno dei 5 margini dell'ombrello, rivoltatelo delicatamente verso l'esterno,
e spennellate il vostro cotton-fioc sul dentello dello stigma, molto cautamente, fino a che
vedete che lo stigma, da verdino, ha assunto un "colore" giallo come se l'aveste pitturato.
Ripetere per tutti e 5 gli stigmi. Fine.
Perche' l'olio d'oliva?: piu' facile a dirsi che a spiegarsi. L'olio
d'oliva e' una sostanza che stimola e facilita tutta una serie di piccoli
e invisibili fenomeni che portano ad una piu' rapida e piu' proficua
fecondazione. Potete ottenere ottimi risultati anche senza olio d'oliva,
ma con l'olio d'oliva diciamo che e' piu' semplice, piu' veloce,
piu' pratico e piu' sicuro.
Cosa ASSOLUTAMENTE da EVITARE: Inquinamento da polline. Il
polline e' una polvere finissima, quasi impercettibile, se non si sta
attenti e' facilissimo "inquinare" degli incroci con polline di incroci
precedenti, col risultato che la progenie generata e' casuale e mescolata.
Quindi usate un cotton-fioc diverso per
ogni incrocio che volete fare. Non usate mai lo stesso cotton-fioc
per fecondare due fiori diversi, o per raccogliere due pollini diversi
altrimenti incasinerete tutti i dati di qual'e' la pianta-padre, quale
la madre, ecc.. Per la stessa ragione, una volta che avete immerso il cotton
fioc nell'olio e poi lo avete intriso di polline, non toccate
mai di nuovo il piattino dell'olio, altrimenti l'olio si inquinera'
e da quel momento tutti i cotton fioc immersi nell'olio avranno anche
polline inquinante. In altre parole: se volete essere sicuri dei
semi che produrrete, dovete essere sicuri del polline e
degli stigmi che usate.
Quindi, abituatevi a fare le cose con metodo: prendere-nuovo-cottonfioc, immergere-in-olio,
raccogliere-polline, spennellare-stigmi, buttare-cottonfioc,
regitrare-su-cartellino, ripartire.
Deve diventare un meccanismo ripetitivo e preciso e guai a sgarrare.
Cosa ASSOLUTAMENTE da fare: Registrare BENE gli incroci.
Tenete dei buoni registri delle
vostre fecondazioni. Non dite a voi stessi "ma si, me lo ricordo, e'
facile, dopo me lo segno"... 6 mesi sono tanti, e da Maggio a Novembre vi
dimenticherete sicuramente cos'avete fatto. QUINDI scrivete! Vi porta
via 5 minuti a Maggio, vi risparmia ore di scervellamenti a Novembre.
Potete usare un pennarello e scrivere sul gambo dei fiori. O usare
cartellini, o qualsiasi altra cosa. Ma segnatevi sempre e
bene per qualsiasi fiore, qual'e' la pianta-madre, e
specialmente da che pianta avete preso il polline.
Perche' vi assicuro che ricevere i semi marcati come "Sarracenia alata 'black tube'"
coccolarseli per anni e vederli poi crescere e diventare una purpurea del tipo
piu' comune e' una cosa che personalmente fa girare gli zebedei. E molto.
Detto questo, non c'e' bisogno d'altro.
Andate... e moltiplicatele!
Maturazione
Supponendo d'aver correttamente impollinato i fiori di Sarracenia,
dopo qualche giorno (al massimo una settimana o due) i fiori perderanno
i petali. Successivamente avvizziranno e cadranno anche i filamenti
degli stami. Rimarra' il calice, l'ovario (rigonfio o meno a seconda
che l'impollinazione abbia avuto successo o no) e la strana struttura
a ombrello degli stigmi.
Analizziamo ora due fiori di Sarracenia, in prima Estate,
cioe' 2-3 mesi dopo la fioritura e l'impollinazione.
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Al solito, quando vedete una foto, cliccando sull'immagine
otterrete un ingrandimento a pieno schermo e a massimo dettaglio
Ok, questo e' un fiore di Sarracenia alata che non e' stato
impollinato. Come vedete l'ovario (al centro) e' allungato e ha una forma
per cosi' dire "magra".
Sono presenti, alla base dell'ovario, ancora un paio
di stami completamente avvizziti. Gli altri stami e
i petali sono gia' caduti. Il fiore ha piu' o meno
2-3 mesi di vita.
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Questa invece e' una Sarracenia leucophylla, ed
il fiore e' stato ben fecondato. Questo fiore in particolare
sara' utilizzato e seguito durante tutto l'anno fino alla
raccolta dei semi.
Come vedete l'ovario e' piu' tondeggiante, ed ha una forma
piu' sferica... sembra scoppiare di salute, ed in effetti
e' proprio cosi'.
Il fiore qui ha 2-3 mesi di vita, esattamente come quello della alata
di cui sopra. In questo stadio, mentre il fiore della alata
era rimasto allungato e sgonfio, questo continuava a rigonfiarsi.
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L'ingrossamento dell'ovario della leucophylla si verifica
solitamente entro le prime settimane dall'impollinazione, interrompendosi
poi dopo circa un mese dall'impollinazione.
Durante il processo di maturazione, le piante ed i fiori di Sarracenia
non hanno particolari necessita' a parte le solite (buon terreno, acqua
e sole a volonta'). I fiori, dopo la fecondazione, non sono particolarmente
sensibili a malattie e parassiti, anzi: ho osservato piu' volte ovari di
fiori completamente ricoperti da muffe e ragnatele contenere centinaia
di semi in perfetto stato che poi sono germinati. L'unica cosa importante
e' mantenere i fiori in uno stato di corretta illuminazione solare e
non lasciarli in ombra o in condizione di umidita' e buio che potrebbero
portare fenomeni di marcescenza.
Insomma, il solito proverbio per le sarracenie... "sole e acqua a volonta'".
Quindi, facciamo conto di mantenere sempre un bel po' d'acqua nel sottovaso
e di tenere sempre la nostra amata pianta in pieno sole e mettiamo avanti
le lancette di qualche mese... Ottobre.
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Uau, ragazzi. E' un'emozione commentare una foto cosi'...
So che un profano non potra' che vedere un'accozzaglia di
marciume vegetale secco e contorto, ma io vedo un prezioso
gioiello Azteco, brunito dal sole, arrossato dai colori dell'Autunno
e con i morsi violacei delle prime notti di freddo.
Si, e' sempre la nostra Sarracenia leucophylla, e, bhe,
cavolo e' Ottobre e ancora l'ovario e' bello integro... che fare?
Avrebbe dovuto succedere qualcosa? E' ora?
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In effetti il momento in cui si verifica l'apertura dell'ovario e'
appunto l'Autunno. In questa stagione la pianta si prepara per il
riposo invernale e produce un ormone, l'Acido Abscissico, che
da' il via a tutta una serie di fenomeni quali l'arrossamento e
l'avvizzimento delle foglie, e il disseccamento delle pareti dell'ovario
che da verdi e carnose passano a gialle e poi a brune e secche,
legnose. Una volta diventate secche e legnose, le pareti dell'ovario
diventano anche meno elastiche e l'alternanza di notti fredde e
umide e di giornate di sole diretto e secco portano alla formazione
di "fessurazioni" che preludono all'apertura dell'ovario.
Aspettiamo quindi che l'Acido Abscissico abbia fatto il suo
dovere... vediamo che succede.
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Eccolo qui il nostro piccolo gioiello in una tiepida
e secca mattinata di Novembre.
Come vedete l'ovario e' come "dimagrito" rispetto a Ottobre,
e il colore e' ancora piu' scuro. Tutto vero. Il fiore,
infatti, si sta seccando e il tegumento esterno dell'ovario
si sta indurendo e preparando all'apertura (deiscenza).
Altro dettaglio, e' apparso evidentissimo un 'segno' verticale
che altro non e' che il bordo di una delle 5 'valve' in cui
si aprira' l'ovario. Sono linee di frattura predeterminate
lungo le quali si aprira' l'ovario. Lo vedete bene, no?
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Con i giorni e l'effetto di umidita' e sole alternati, le linee di frattura
si allargheranno, e lentamente si inizieranno a vedere i semi, sotto. Questo
e' il momento di raccogliere...
Deiscenza e Raccolta
A questo punto, ragazzi, siamo al momento magico. Possiamo decidere
di aspettare che l'ovario si apra da solo (rischiando pero' di perdere
i semi che si potrebbero spargere alla base della pianta) oppure
aprirlo noi a mano.
Per completezza qui ho lasciato che un fiore si aprisse da solo,
mentre un secondo fiore fecondato l'ho aperto a mano.
Mi raccomando! Prima di partire come dei fulmini con la vostra
cesoia piu' affilata assicuratevi che il fiore sia secco e che siano
ben vistosi i segni verticali sull'ovario relativi alle
linee di frattura. Se non li vedete lasciate tutto la', che non e'
ancora maturo!
Importantissimo: non prendete le mie date troppo rigidamente.
Se da me a Padova, quest'anno, ho raccolto i semi ai primi di
Novembre, non vuol dire che cio' sia sempre vero per ogni luogo!
Dovete giudicare il momento opportuno dalla forma e aspetto della
pianta e NON dal periodo dell'anno. Insomma, tenete d'occhio le
vostre piante e non il calendario.
Partiamo dal fiore naturale, lasciato aprirsi da solo.
Siamo ai primi di Novembre.
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Qui ho preso il fiore di Sarracenia leucophylla
che abbiamo seguito in questi mesi.
Ho reciso la formazione ad ombrello, in maniera da poter
fotografare il fiore da "sotto" (o davanti, a seconda),
facendo vedere la perfezione geometrica con cui operano
certi fenomeni di natura.
Ripeto, il fiore non e' stato modificato a mano o
modellato ad arte. E' stato lasciato la', al sole,
alle notti fredde di fine Ottobre/inizio Novembre.
Come vedete, le linee di frattura sono 5. Le parti che si
aprono sono 5. 5 sono i 'cuscinetti' di semi. E il tutto
perfettamente geometrico. Notevole no?
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Prendiamo ora un secondo fiore, non ancora aperto ma con
le linee di frattura ben visibili...
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Eccolo qui.
L'ho preso, reciso dalla pianta madre, ho reciso
il calice come pure la formazione ad ombrello.
Restano solo qualche centimetro di gambo e l'ovario.
Le linee di frattura sono ben visibili. Come fare a
farle aprire? Taglierino? Lametta? Pinze? Motosega a pedali?
Ma no, usiamo i metodi naturali. Umidita' e secco, come in
natura. Prendete l'ovario, lasciatelo immerso qualche minuto
in acqua, poi mettetelo sotto una lampada forte, a pochi
centimetri (non a pochi millimetri, o cucinate tutto!).
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Lasciate l'ovario sotto una lampadina o al sole, secco,
e vedrete che in qualche ora l'ovario come d'incanto
si aprira' e in maniera perfetta. Se poi con molta
delicatezza e un taglierino o bisturi molto affilato
recidete una delle parti che si stanno aprendo,
otterrete un oggetto come questo:
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Bhe che ve ne pare?
Ho rimosso due delle 5 parti in cui si e'
divisa la parte esterna dell'ovario. Sono visibilissimi
i tessuti lignificati e ormai secchissimi del gambo e
della base dell'ovario. Dopo essere stati esposti per
piu' di 24 ore ad una lampada al neon (a 4-5 centimetri)
si sono seccati per bene. Sono visibili 3 'cuscinetti'
di semi, uno intero e 2 (sopra e sotto) a meta'.
Non c'e' bisogno di molti altri commenti.
La foto dice abbastanza da sola.
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Bhe, comunque siate arrivati a questo punto, sia che abbiate fatto
a mano con l'aiuto di acqua e lampadina, sia che abbiate lasciato
fare a madre natura... dovreste ora essere in possesso di un bel
mucchietto di semi.
Passiamo alla disidratazione.
Disidratazione
Come, come? Cosa??? Ha detto disidratazione??? E' certamente pazzo! Non
ha sempre detto che le sarracenie hanno bisogno di acqua e sole??? Che e' 'sta novita'
dell'essicamento? Anzi, secondo me e' sicuramente meglio tenerli umidi, per
tenerli vivi piu' a lungo, giusto?
Sbagliato.
I semi sono microuniversi a ritmo vitale rallentato. Cosa vuol dire? Semplice.
Che i semi sono come delle micropiante con una piccolissima riserva vitale.
Una volta esaurita quella, schiattano.
Quindi, tenere i semi in condizioni di calduccio e discreta umidita' significa
tenerli in condizioni che favoriscono e accelerano il loro ritmo
vitale. In questo modo bruciano le loro riserve molto velocemente e muoiono
in pochi mesi. Il segreto e' cercare di contrastare e rallentare
il loro ritmo vitale. E questo e' realizzabile in due sole maniere: secco
e freddo.
Una volta disidratati e disseccati i semi avranno un ritmo metabolico
praticamente a zero. Se poi a questo associamo una temperatura molto
bassa (diciamo 2-5'C, tipica del frigo di mamma o di Gina la mogliettina)
il ritmo diventera' talmente lento che un seme di Sarracenia
potrebbe mantenersi in vita per una decina d'anni.
Per dimostrarvelo utilizzero' per la germinazione non tanto i miei
semi dell'anno scorso bensi' dei semi che ho ricevuto da un tizio
che li aveva conservati come si deve (disidratati e al freddo) per
quasi 5 anni. Alla faccia di quelli che dicono che le sarracenie
dopo due anni hanno germinazione zero, questi vedrete come hanno
pompato alla grande...
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Quindi, adesso, bando alle obiezioni, prendete i vostri semi, e
metteteli in un contenitore assolutamente secco (tipo scatola
di carta o di plastica) e metteteli per qualche giorno in una
posizione a seccare. Tipo al sole dietro a una finestra, o
sotto a una lampada, o sul comodino. Non sul termosifone o nel
microonde, please, li vogliamo disidratati non lessati.
Io personalmente li lascio, cosi' come li vedete, sotto i neon della
mia camera di crescita. A pochi cm dai neon, si disidratano di brutto.
Li lascio la' diciamo un 2-3 giorni.
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E poi, via in frigo!
Conservazione
Capitoletto breve e senza foto... d'altronde che c'e' da dire?
Dopo la disidratazione dovete conservare i vostri semi in una
zona fredda. Possibilmente non gelida a -80'C nel freezer.
Basta nel frigo. L'importante e' che in qualche modo i semi siano protetti
dall'umidita' del frigo. Di solito metto i semi divisi per specie in
bustine di carta cerata, chiuse bene, e poi metto tutte le bustine
in una scatola di plastica.
A volte, in un impeto di mania essiccatoria, metto
insieme alle bustine di semi anche una bustina di "silica-gel" quel
sacchettino che si trova spesso nei computer imballati che e' usato
come agente essiccante. Con quello, ogni grammo di umidita' dovesse
entrare nella scatolina di plastica, vuap, e' risucchiato via.
Mi raccomando di non sigillare i semi in qualche contenitore a
presa stagna o roba del genere perche' come detto i semi sono
microcreature vive. A vita rallentatissima ma ancora vita,
quindi se li mettete in un contenitore ASSOLUTAMENTE stagno
moriranno soffocati. Oppure, se volete usare un contenitore
stagno, siate cosi' furbi da aerearlo una volta ogni tanto.
Ok, so che avete capito, quindi mettete i semi in frigo e dimenticatevene.
Semmai, ecco, bisognera' trovare degli utili consigli e 'menzognette'
da raccontare a Gine le mogliettine, che sicuramente non vorranno
tenere in frigo della roba proveniente da piante che
vivono nelle paludi e che hanno le foglie piene di cadaveri
di insetti in decomposizione. Sapete com'e', certe compagne e mogli
tendono a non gradire molto termini come "palude", "cadavere"
e "mio frigorifero", nella stessa frase.
Preparazione per la semina
La fase di preparazione alla semina vi potra' sembrare
stupida e troppo prolissa, ma e' forse una delle fasi
piu' importanti nella coltivazione di piante di questo genere.
Premesso che le sarracenie sono piante abbastanza robuste (vedremo
che germinano e crescono in molte condizioni diverse), se volete
ottenere la massima germinazione, il massimo tasso di sopravvivenza
delle plantule e la crescita piu' veloce e vigorosa possibile dovete
applicare qualche attenzione in piu'.
La preparazione alla semina si affronta di solito da venti a quaranta
giorni prima della semina stessa. Ci sono delle procedure da applicare
ai semi (stratificazione) e altre invece da applicare al terreno in
cui i semi saranno sistemati (filtraggio ed equilibrio batterico).
Prenderemo prima in considerazione la preparazione del terreno.
Innanzitutto: se volete seminare le sarracenie all'esterno, cioe'
sfruttando il freddo stagionale e la luce solare, avrete degli
ottimi risultati ma dovrete fare necessariamente tutte
queste operazioni piu' o meno a fine Gennaio / inizio Febbraio.
Se, invece, volete sfruttare un impianto a luci artificiali, come
una mini camera di crescita completamente isolata da qualsiasi
sorgente di luce solare, potrete seminare in qualsiasi periodo
dell'anno. Con le opportune condizioni artificiali otterrete
gli stessi ottimi risultati che col metodo naturale, con
qualche vantaggio in piu'.
- Preparazione e colonizzazione del terreno.
Come detto, 20-40 giorni prima della semina dovrete preparare il
terreno su cui seminare le sarracenie.
Le sarracenie possono germinare su tutta una serie di terreni.
Non hanno particolari necessita' a parte acqua, luce e un terreno
povero in minerali. Quindi potete seminarle in torba semplice,
o mista ad agriperlite o quarzo. Potete seminarle su sfagno
vivo o sfagno secco, o su terricci neutri. Potete addirittura
seminarle in un contenitore con solo un velo d'acqua semplice.
Se pero' volete la massima resa e sopravvivenza, seguitemi e
pappatevi tutta 'sta procedura di preparazione.
Prima di tutto prendete della torba acida di sfagno. Al solito,
non c'e' bisogno di dirlo, assicuratevi che sia torba
acida priva di aggiunte. Proveniente da sfagno e possibilmente molto
acida. Assicuratevi che sia bella secca. Se non lo e'
lasciatela al sole un giorno o due proteggendola dal
vento.
Poi, filtratela. Cioe' fatela passare attraverso uno scolapasta,
un "passino" o qualsiasi altra cosa che vi permetta di ottenere
una 'sabbia' di torba uniforme, soffice e separata da pezzetti di legno,
di blocchi duri di torba e tutto il resto, che butterete via.
Idratate la 'sabbia' soffice che avete ottenuto e strizzatela
un po'. Chiaramente Gino il 'passino' di Gina la mogliettina
non e' indicato per lo scopo, specialmente se Gina e Gino
hanno un rapporto quasi simbiontico come accade spesso per
mogli e strumenti di cucina.
Comunque...
Filtrare la torba destinata alla semina delle sarracenie e' importante.
Perche'?. Filtrare vi permettera' di ottenere
una torba priva di ostacoli. Le radichette delle plantule di Sarracenia, in torba
soffice e priva di ostacoli (a sinistra nella figura) penetreranno
e radicheranno meglio.
Se invece (a destra nella figura) le radichette delle sarracenie
trovano un ostacolo nel terreno, mentre germinano, non possono andare in profondita'
e la loro unica radichetta si "incastra" nell'ostacolo.
Successivamente, anche se la radichetta e' incastrata e non
puo' andare a fondo, l'allungamento radicale continua, la plantula si solleva
dal terreno, e in breve si secca e muore. Questo fenomeno di mancata penetrazione
nel terreno e conseguente morte della plantula si verifica
sempre e comunque a causa di ostacoli nel terreno e puo'
essere responsabile da solo di un buon 30%-40% di perdite di plantule
nelle prime 5 settimane dopo la germinazione, in terreni come
torba non filtrata o troppo grossolana.
Quindi si filtra per fare in modo che le radichette penetrino nel
terreno automaticamente, senza il pericolo di incontrare alcun ostacolo
e rischiare di schiattare. Ok?
Se volete utilizzare un terreno composto da sola torba avrete dei buoni
risultati.
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Se volete aggiungere alla torba un po' di agriperlite per
facilitare un minimo di drenaggio e magari una punta di vermicolite
per fornire un minimo di contenuto minerale, va ancora meglio, ma la
procedura e' un po' piu' complicata. Infatti dovrete preparare due set
di terricci.
Il primo, composto di torba, vermicolite e
agriperlite, sara' messo nella meta' inferiore del vaso. Il secondo
terriccio, composto di soffice torba filtrata, sara' messo nella
meta' superiore del vaso. In questo modo anche se le radichette
trovassero degli ostacoli, questi sarebbero incontrati in profondita'
e la pianta non rischierebbe di essere scalzata dal terriccio ed
avvizzire.
Questo e' il metodo che uso io.
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Una volta preparati i vasetti con il terriccio, metteteli subito
nella condizione in cui staranno al momento della semina, cioe'
in un sottovaso costantemente pieno d'acqua, in una zona ben
esposta alla luce del sole (o sotto le luci artificiali), in
buona temperatura. Dopo di che, tenete i vasi bene come se gia'
ci fossero le piantine o i semi. E
perche' mai???? vi chiederete... apparentemente prendersi
cura di vasi vuoti e' stupido... Invece no. In questo periodo infatti
si ha la prima esplosione di flore batteriche e fungine, che si formano quasi
sempre quando la torba e' "nuova di zecca". Lasciando i vasi
in condizioni ottimali mentre i vostri semi sono in frigo, le
varie muffe e colonie batteriche esploderanno, cresceranno
competendo tra loro e poi spariranno, un fenomeno
comune di "colonizzazione e competizione". Alla
fine si instaurano degli equilibri biologici, e normalmente
la stragrande maggioranza di muffe e batteri scompaiono. Il
tutto impiega un mesetto circa, appunto il tempo che vi e'
richiesto per cio' che dovete fare con i semi, e che vedremo
ora.
Quindi, quando arriveranno i semi, la torba sara' gia'
stagionata, e sara' in condizione idonea ad accogliere
le vostre piccoline.
- Stratificazione dei semi.
Molti sanno che i semi di alcune piante hanno bisogno di
freddo per germinare. E alcuni sanno che questo periodo di
"freddo" che promuove la germinazione si chiama "stratificazione".
Quello che non tutti sanno e' che la stratificazione per
essere davvero tale ed efficace deve avvenire mantenendo il
seme in uno stato di elevatissima umidita'.
Se vi ricordate, poco sopra ho detto che i semi di Sarracenia
devono essere "rallentati" con freddo e secco. Ora,
invece, quando decidete di volerli far germinare, dovete prima
svegliarli parzialmente, aggiungendo acqua e permettendo loro
di "demolire" le sostanze che ne bloccano la germinazione. Come
abbiamo visto nella sezione dedicata alle generalita', alcune piante,
come le sarracenie, inseriscono nei loro semi delle sostanze "inibitrici"
che bloccano i semi. Queste sostanze sono inserite a scopo protettivo,
perche' impediscono ai semi di germinare magari durante una bella
giornata in pieno inverno solo per morire la settimana dopo per una
gelata. Le sostanze chimiche inibitrici infatti sono
eliminate solo con il tempo e con una elevata umidita' e bassa
temperatura. Insomma, assicurano al seme che quando c'e' lo
stimolo a germinare e' davvero primavera.
La stratificazione appunto e' un "inverno simulato".
Quindi, supponiamo di avere i vostri semi di Sarracenia, assolutamente
secchi, tenuti in frigo. E supponiamo che vogliate seminarli. Dobbiamo
prima stratificarli. Ci sono essenzialmente due modi di stratificare
i semi: il metodo naturale e quello artificiale. Nel metodo naturale,
che si puo' fare solo in Gennaio/Febbraio in zone a clima
temperato, i semi sono
seminati, secchi e senza tanti preamboli, direttamente sulla torba
(possibilmente vecchia di almeno 1-2 mesi per i motivi esposti sopra).
I vasi con la torba sono poi messi all'esterno e lasciati al regime
climatico locale. Il clima con giornate fresche e umide e con notti
gelide, compie una stratificazione. All'arrivo della primavera i
semi germinano. Pro di questo metodo: molto meno lavoro da fare, e
meno possibilita' di attacchi fungini ai semi.
Contro: possibilita' che le intemperie rovinino i semi, che false
primavere e colpi di coda dell'inverno li uccidano, per non parlare
di parassiti e animali.
Il secondo metodo e' piu' elaborato ma piu' tranquillo: vediamo come
faccio io.
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Ritaglio dei quadrati con della garza sterile (priva di medicamenti o
altra robaccia), e li metto in doppio strato. Poi metto i semi
di Sarracenia sulla garza, come si vede in questa immagine.
Successivamente prendo la garza e stando attento
che i semi non escano la ripiego come un fazzoletto
e poi l'arrotolo.
Non usate cotone in cui i semi si incastrano. Potete anche usare
della carta tipo pannocarta, ma e' piu' soggetta a infezioni fungine.
Ad ogni modo, sistemo i semi in fazzoletti di garza arrotolata.
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Infine, prendo delle fialette di
plastica e ci infilo la garza arrotolata dentro.
Faccio attenzione a non impaccare la garza troppo, per non
soffocare i semi (esatto, soffocare, perche' i semi
respirano quando li bagnate, appunto perche'
aumentano il loro ritmo vitale).
Ultima cosa, metto un bel po' d'acqua dentro le fialette,
lascio qualche secondo che la garza s'imbeva per bene, poi
rovescio un attimo la fiala per far uscire l'acqua in eccesso.
Il risultato e' quello che vedete, e lo ficco in frigo.
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- Stratificazione standard.
Una volta sistemati i semi nelle garze, bagnati e sistemati in frigo
aspetto qualche settimana. Di solito 4-6 settimane bastano. Di tanto in tanto,
una volta alla settimana, controllo che
le garze siano belle umide (altrimenti aggiungo altra acqua), e controllo
che i semi non siano gia' pronti per germinare.
Gia', perche' in alcuni casi i semi si schiudono, pronti per la germinazione,
dopo un paio di settimane. Guardandoli da vicino, i semi pronti a germinare
sono "scollati" cioe' hanno un lato che e' aperto e si vede una puntina
bianca all'interno (l'embrione). Quando un seme e' cosi' potete seminarlo
subito tranquillamente.
Di tanto in tanto, controllate che i le garze non stiano facendo
la muffa... se la fanno cambiate subito la garza. E' utile sia per
la salute dei semi sia per la vostra salute. Ricordate che
se e' vero che Gina la mogliettina (che non accetta "muffa" e
"mio frigorifero" nella stessa frase) puo' essere convinta con le
buone ad accogliere le vostre garze in frigo, state certi che le
terra' d'occhio come e piu' di voi... e se poi vede muffa nel
frigorifero... bhe...
Ocio, quando li mettete in frigo, a non mettere le garze in
un vaso sigillato o in tubetti sigillati, perche' non passerebbe
aria e i semi morirebbero asfissiati. Ricordate che in questo
momento i semi sono come dei piccoli animali, non fotosintetizzano
ancora, quindi respirano ossigeno come noi.
Ad ogni modo, tenendo i semi in condizione umida e fresca (2-5'C)
per 20-40 giorni si ha la stratificazione standard, che per la
Sarracenia va benissimo.
Al termine di questo periodo, che i semi siano scollati o no,
seminateli in condizione di elevato fotoperiodo (almeno 14 ore
di luce), in condizioni di buona temperatura (almeno 15-18'C)
e di abbondante presenza d'acqua.
- Stratificazione 'freezer cut'.
Un sistema alternativo alla stratificazione standard l'ho
provato quest'anno su consiglio di un paio di coltivatori
statunitensi. Si tratta di sottoporre i semi ad uno shock
per congelamento dopo essersi idratati qualche giorno. Il principio
dovrebbe essere che l'acqua entra nel tegumento del seme (ma ancora
non idrata l'embrione) e congelandosi, spacca il tegumento stesso
e promuove la germinazione del seme.
Vi diro' che scetticamente l'ho provata con alcune delle mie
sarracenie e i risultati sono stati stupefacenti. Germinazioni
tra il 50 e il 70%. Niente male.
Il metodo del Freezer cut e' molto semplice. Prendete,
come sopra, i semi, raccoglieteli in una garza, poi infilateli
in un tubino (o altro contenitore) e poi sommergeteli d'acqua.
Non preoccupatevi se l'acqua sembra annegare completamente i
semi. Ricopriteli e basta. Poi ficcate la fiala in freezer
e lasciatela la' da 24 a 72 ore, a piacere. Io ho provato a
vari tempi e mi sembra che sopra le 24 ore i risultati siano
tutti piu' o meno uguali.
Passate le ore in questione, estraete la fiala completamente
congelata dal freezer e lasciatela 1-2 giorni a temperatura
ambiente (15-20'C), dentro la vostra casa. Penombra o buio
non importa. Dopo questo periodo seminate.
- Attivazione a gibberelline.
Esiste un altro metodo per "attivare" i semi di Sarracenia.
E' un modo per "barare" e per ingannare il seme, ma funziona.
Si basa sull'uso di un particolare ormone vegetale, normalmente
prodotto all'interno dei semi durante la germinazione, chiamato
Acido Gibberellico. Ci sono vari tipi di Acido Gibberellico,
ognuno contraddistinto da un numero (GA3, GA7...). Questi composti
chimici sono noti come Gibberelline e sono spesso
usate perche' attivano l'embrione promuovendone la germinazione.
La gibberellina piu' usata e' il "GA3" o la miscela "GA3+GA7".
Questi ormoni vegetali hanno risolto un numero consistente
di casi in cui si avevano piante difficili da far germinare.
Con le sarracenie non e' cosi' difficile, ma se volete provare
con le gibberelline, inserite i semi, al solito, in una
garza ben ripiegata e poi bagnate la garza con dell'acqua
in cui sono state dissolte delle gibberelline alla concentrazione
richiesta. La germinazione dovrebbe avvenire in tempi molto
rapidi.
Evito volutamente di divulgare dati su fornitori di GA3 e
concentrazioni d'uso delle gibberelline per due motivi principalmente:
1 : non e' buona prassi maneggiare composti di questo
genere se non si sa esattamente cosa si sta
facendo. Se invece sapete esattamente cosa state facendo
allora non avete certo bisogno io che vi dica io dove
trovare del GA3 e a che concentrazione usarlo ;-)
2 : ci sono articoli scientifici che tenderebbero ad avvalorare
una nuova prospettiva secondo la quale se e' indubbio che
l'uso di GA3 promuove la germinazione di semi "difficili",
e' anche vero che piu' avanti nello sviluppo le piante
ad un certo punto soffrono di un disequilibrio di fattori
dell'allungamento del fusto. Un articolo applicato al
Cercis siliquastrum ha dimostrato come semi
trattati con GA3 siano si' piu' veloci e numerosi nella
germinazione, ma anche come le piante risultanti siano
meno forti e tendano ad avvizzire piu' facilmente di quelle
nate senza intervento esterno.
In altre parole: il metodo naturale sarebbe piu'... naturale.
Semina e Germinazione
Non c'e' molto da dire.
Spargete i semi sulla superficie dei vostri vasetti. Equidistanziateli
in maniera che non ce ne siano molti tutti concentrati in un piccolo
spazio. Non affossate i semi, lasciateli esposti.
Alcuni, negli USA, usano spargere con un "passino" della polvere
finissima di torba sopra i semi per formare una specie di
'manto' di torba secca di un millimetro, giusto per coprire
appena appena i semi. Il significato di questo mantello dovrebbe essere quello
di una protezione in piu' contro funghi e batteri ma
personalmente ho avuto migliori risultati senza.
Una volta seminati i semi, lasciateli stare. Non tocchicciateli
e aspettate. Se i semi si sono gia' "scollati" per effetto della
stratificazione, e sono in pratica gia' aperti la
germinazione avverra' in meno di 10 giorni, altrimenti
potrebbero volercene da 20 a 30 (in media).
Ricordatevi: acqua, temperatura superiore ai 15-18'C e
almeno 14 ore di luce solare o fluorescente (vicina)
al giorno. In questo periodo, e per qualche settimana
dopo la germinazione, controllate esplosioni fungine.
In questa fase infatti alcuni semi possono essere
epicentro di infezioni fungine. In questo caso rimuovete
subito i semi o gli embrioni infetti e buttateli. Qualche
perdita a questo stadio e' necessaria e inevitabile.
La germinazione media per i semi di Sarracenia
che ho provato tra quelli trovati da vari coltivatori e
tra quelli trovati in natura varia tra 40-60%. Il che
significa da 4 a 6 plantule nate ogni decina di semi.
In casi eccezionali ho osservato una germinazione pari
al 95% (stranamente, in semi vecchi di 5 anni). Altri casi
eccezionali sono le germinazioni molto basse, nell'ordine
del 5-10%. Solo un paio di volte ho avuto set di semi
con germinazione nulla, probabilmente perche' esposti
a condizioni estreme durante il tragitto via posta per
arrivarmi.
In ogni caso, per semi disidratati, conservati, stratificati
e seminati nelle maniere che adotto di solito (e che descrivo qui)
la germinazione e' circa dell'80-85%.
Ecco uno dei piccoli vasi in cui faccio germinare le mie piccole predatrici.
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Come vedete, per risparmiare ricavo i vasetti da bicchieri
di plastica trasparente di quelli che comunemente si
trovano in supermercato ad uso picnic o festicciola.
Con un oggetto appuntito pratico un foro sul fondo di
ciasun bicchiere e poi lo riempio di torba
precedentemente filtrata. Per ottimizzare lo spazio
semino 30-40 semi di una varieta' di Sarracenia in una meta' bicchiere e
una quantita' simile di semi di una varieta' diversa nell'altra meta'.
I due cartellini dividono le due meta'. Qui la linea di divisione
supponete sia verticale.
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Ecco un dettaglio del bicchiere in questione.
Come vedete ci sono semi in vari stadi di germinazione.
Alcune plantule sono gia' completamente fuoriuscite
dal seme e mostrano addirittura la parte radicale
ben formata penetrare nel substrato.
Alcuni semi non sono ancora germinati ed hanno
ancora la parte esterna del tegumento ben chiusa.
Questi impiegheranno molto piu' tempo a germinare
o non germineranno affatto. Questo vaso in particolare mi ha dato una germinazione quasi completa.
Se notate il seme piu' a destra, azzurrino, e' punto di partenza di infezione
fungina. L'ho rimosso dopo la foto.
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Per seguire meglio la maniera in cui la germinazione viene
effettuata ho fatto uno schemetto prendendo dei pezzi di
foto di semi in vari stadi di germinazione.
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Nella parte superiore dello schema ci sono 3 semi ancora non attivati. Si puo' notare
cio' dal fatto che i semi sono ancora completamente chiusi.
Subito sotto ci sono invece tre semi con il tegumento esterno aperto, segno
che si stanno attivando e che la germinazione potrebbe avere luogo da un
momento all'altro. Idealmente, questa e' la situazione migliore in cui
si dovrebbero trovare i semi di Sarracenia al termine della stratificazione umida.
Piu' sotto i vari stadi di germinazione.
Cliccate la foto per ingrandirla, al solito.
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Com'e' scritto nella foto, fate particolare attenzione a non rimuovere embrioni
con le radichette "pelosette". Le radichette inizialmente sono pelosette perche'
hanno decine di peli unicellulari per assorbire acqua e nutrienti. Non scambiateli
per muffe!!!! Se siete indecisi lasciate la' un paio di giorni. Se la pianta
muore era una muffa, se i peli scompaiono e la pianta e' in salute, erano
appunto i peli radicali.
Cose a cui fare particolarmente attenzione durante la germinazione: sbalzi di
condizioni. Non variate la temperatura, o l'illuminazione (per esempio non
portate le piante al sole o all'ombra, lasciatele dove sono). E assolutamente
non fate mai mancare l'acqua. Per il resto si arrangeranno. Se notate
dei funghi o delle muffe, o se una pianta avvizzisce, con l'aiuto di una
pinzetta rimuovete il tutto e assicuratevi che l'infezione non si estenda.
E' un lavoro meticoloso, da certosini, specialmente pensando che le
piantine sono grandi al massimo pochi millimetri, ma con gli anni
sara' una soddisfazione senza fine.
Esempi e Osservazioni
Altra parte di questo lungo e palloso papirone sulla germinazione
delle sarracenie riguarda un po' di foto e di osservazioni che
ho compiuto negli ultimi anni e che potrebbero risultare utili.
Molte volte quando seminate sarracenie non ottenete i risultati
sperati. Ecco cio' che a volte puo' succedere... e il perche'.
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Germinazione zero: semi avariati
Quando, come in questo caso, avete una germinazione che e' assolutamente
zero, potete tranquillamente parlare di semi avariati. Difficilmente infatti
non si ottiene almeno una pianta da una cinquantina di semi.
I casi piu' normali in cui i semi si avariano e' un eccessivo colpo
di caldo, uno sbalzo termico di qualche tipo, eta' eccessiva o
errate condizioni di conservazione (es. alta umidita' e/o temperatura
superiore a 5-6'C). Qui nella foto i semi della parte di sinistra, con ottima
germinazione, provenivano da un coltivatore, quelli di destra da un altro.
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Tutti i semi del coltivatore di sinistra (50 varieta' diverse) hanno avuto
germinazione ottima, tutti quelli di quello di destra (oltre 40 varieta')
germinazione nulla. Segno che i semi erano vecchi, mal conservati o che
durante il trasporto hanno subito qualche orrenda tortura che li ha uccisi tutti.
Immaginate l'incazzatura di aver stratificato, coccolato, seminato 40 varieta'
di semi (piantato 1000-1500 semi uno ad uno) in venti vasetti ripieni di torba filtrata
due volte e seccata con amore... tutto per scoprire che e' stata fatica buttata via!
In altre parole... imparare come trattare i semi di Sarracenia potrebbe evitare
ad altri dei fastidi quali esaurimenti nervosi e ricoveri in ospizi per botanoidi
cerebrolesi.
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Germinazione stentata: corretta stratificazione?
Nella foto qui a sinistra ci sono tre vasetti, ciascuno con una
settantina di semi dello stesso identico tipo, raccolti e
conservati da me l'anno scorso.
Le tre popolazioni di semi sono state stratificate in maniera
differente. Quella a sinistra e' stata stratificata a secco (cioe'
senza umidita'), quella al centro e' stata stratificata a umido
ma per pochi giorni, quella a destra e' stata stratificata ad
umido e per 35 giorni.
Inutile dire che la differenza c'e' e non e' poca.
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Nel campione di sinistra ho avuto una germinazione circa del 20%. Nel campione di
centro del 50-60%. Nel campione di destra quasi il 100%. Insomma, ottenere 14
piante non e' come ottenerne 70, no? Quindi imparate a stratificare come si deve.
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Aspetto diverso: varieta' diversa
A volte la differenza (anche vistosa) tra due
popolazioni di plantule nate da seme non e'
dovuta a qualcosa di inerente la modalita' di
stratificazione, conservazione o semina.
Molto piu' semplicemente, le piante sono geneticamente
diverse, come nella foto qui a lato.
Quelle nel vasetto di sinistra sono piantine di Sarracenia leucophylla, una
popolazione molto pura (infatti le piante sono tutte quasi identiche tra loro), mentre
quelle a destra sono plantule miste di vari ibridi di flava,
leucophylla e rubra.
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Per il resto tutte le altre caratteristiche dei due gruppi di semi
erano identiche, stesso coltivatore, stessa raccolta, stessa
data di impollinazione e raccolta, stesso metodo di conservazione.
Esempi di Coltivazione
Ed infine ecco alcune foto per farvi vedere le maniere in cui
sono riuscito a ottenere buoni risultati con i semi di Sarracenia.
Come detto, non esiste IL metodo per coltivare le sarracenie... ci
sono le interpretazioni di ciascun coltivatore. Le necessita' delle plantule
sono note: molta luce, temperatura sui 20-24'C, terreno neutro o acido, senza
nutrienti. Tutto il resto e' lasciato alla fantasia del coltivatore.
Ecco le maniere in cui sono riuscito a ottenere buoni risultati.
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Camera di Crescita
Come spiegato in questa paginazza, in questo caso ho
preso dei bicchieri trasparenti, fatto un foro sul fondo, e li ho
riempiti di torba (o torba + agriperlite, o torba + agriperlite + vermicolite).
Poi ho posto i vasetti in uno dei piani della mia minicamera di crescita, sotto dei rack di neon pentafosforo
a luce solare (niente grolux), accesi 16 ore al giorno. Il tutto a una temperatura di almeno 20'C
e con acqua sempre presente nei sottovasi. I risultati, a prescindere dal mese
di semina, li potete vedere.
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Questi semi, in particolare, sono stati stratificati
40 giorni, a umido, e seminati in Ottobre, il mese in assoluto meno indicato
per la semina (in condizioni naturali). Qui in condizioni artificiali invece
la resa e' stata eccellente.
Il vantaggio di usare una camera di crescita e' chiaramente il poter creare le
condizioni ambientale che si desiderano, potendo ingannare i semi facendo loro
credere che sia ora di germinare anche se e' Ottobre o Novembre. Inoltre, in
queste condizioni le piante possono crescere per 24-36 mesi in una sorta di
primavera permanente. Per me e' una comodita' irrinunciabile, specialmente
per le piante in vitro. I contro sono una elevata spesa di costruzione e
mantenimento, oltre all'ingombro... per non parlare dei giorni di lavoro
necessari a costruire la struttura, i ripiani, le cerniere, i supporti,
assemblare i gruppi dei neon, i timer, i termostati... Certo potete comperarne
una gia' fatta (al costo di qualche milione).
I vasetti di cui sopra possono avere un ottima resa anche se tenuti
all'esterno, sempre e comunque premesso che se si usa la luce del
sole sara' necessario seminare sempre e comunque in Febbraio e lasciare
che la stratificazione avvenga naturalmente (come gia' detto).
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Sfagnera viva
Un secondo metodo che ho provato con buon successo e' quello
di seminare i semi di Sarracenia in una sfagnera viva, cioe'
in mezzo a fibre di sfagno vegetante. Sebbene la germinazione
sia stata ottima e ci sia stato il gran vantaggio di non avere
nessun tipo di contaminazione da funghi o muffe, il contro e'
stata l'eccessiva crescita dello sfagno, che in poche settimane
seppellisce le plantule di Sarracenia, piu' lente, che alla
fine diventano gialline (per assenza di luce) e muoiono.
In altre parole: bello ma da evitare.
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Un motivo molto valido per usare la sfagnera viva e' il trapianto.
Infatti, uno dei momenti in cui si rischia di ammazzare le plantule di
Sarracenia e' durante il trapianto, e cioe' quando, dopo alcuni mesi dalla
germinazione, diventa imperativo separare le plantule in spazi piu' ampi e
rinvasarle. Le plantule cresciute in mezzo a sfagno vegetante non formano
radici molto profonde (perche' lo sfagno funge da radice) e in piu' sono
solo appoggiate allo sfagno. Risultato, mentre "tirare su" una pianta dalla
torba e' un procedimento delicatissimo e porta a ingenti perdite (per recisione
o danneggiamento della radichetta), nel caso dello sfagno vivo il tutto
e' un procedimento semplicissimo e sicurissimo.
Questo e' infatti l'unico motivo per cui spesso uso sfagno vivo: appena
le piante hanno uno o due mesi le posso trasferire molto velocemente.
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Sfagnera morta
Un altro metodo che ho provato con ottimo successo consiste
nel seminare i semi di Sarracenia in una sfagnera morta,
o comunque in sfagno secco misto a torba.
In questo caso ho seminato come avverrebbe in natura. Ho
lasciato aprirsi un frutto di Sarracenia, ho lasciato
che i semi si disperdessero da soli, poi li ho sistemati
fuori (tutto l'inverno) e ho lasciato che la stratificazione
avvenisse naturalmente e che i semi germinassero da soli
la scorsa primavera. Ecco il risultato.
Non male, eh? Anzi, troppe piante e troppo appressate!
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Tornando al discorso del trapianto, queste plantule, nella sfagnera
morta, sono state un vero incubo da separare e rinvasare. Un vero incubo
in quanto le radici si erano incastrate e arrotolate intorno alle fibre
semisecche di sfagno morto, resistenti.
Infine, tanto per farvi vedere che razza di bestie mostruose siano
le sarracenie sin da piccole...
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Acqua
Esatto. Colmo dei colmi ho seminato un po' di
semi in una capsula petri ripiena solo di un
velo di acqua distillata. Non c'e' altro che
qualche fibra di sfagno vivo (per promuovere
un effetto antifungino).
Ecco il risultato: le piante non solo germinano,
non solo crescono, ma crescono anche tante e belle!
In questa capsula petri di diametro 10 centimetri ce
ne saranno parecchie decine!
E prenderle per il rivaso e' semplicissimo.
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Primo rinvaso
Se siete abbastanza fortunati, succede spesso che quando si seminano
decine di sarracenie in pochi centimetri quadrati queste possano anche germinarvi
tutte! Se poi avete ancora piu' fortuna e bravura, sopravviveranno tutte per
le prime 4-10 settimane arrivando ad essere belle grandi, con i loro primissimi
microascidi. E magari vi stupirete di accorgervi che se le condizioni sono
davvero ideali non solo sopravvivono, ma diventano robuste, vigorose,
crescendo a vista d'occhio.
E l'assurdo e' che dopo i primi giorni di gioia, mentre le vostre piccoline
cresceranno e cresceranno, nella vostra mente si formera' lentamente un
pensiero molto preciso ed assillante: bella sfiga!
Dopo tanti anni passati a seminare sarracenie vi posso infatti dire
che la condizione ideale e' quella di un vaso con una decina
di semi da cui nascono 3 piante e sopravvive la piu' robusta. Perche'?
Perche' cosi' la potete lasciare nel vasetto finche' ha le foglie alte
20 centimetri.
Se appena appena ve ne restano 3-4 la situazione e' difficile, con le
piante che si soffocano a vicenda. Immaginate ora se iniziate a essere
bravetti e vi trovate dei vasetti come le foto che avete visto, con
80 piantine in pochi centimetri quadrati. Lasciarle insieme significa
farle morire tutte. Separarle significa spendere un pomeriggio per
vasetto, farle soffrire tutte, ucciderne la meta', sudare come dei
facoceri e dire cose poco piacevoli alla divinita' di turno.
Ad ogni modo, in fondo anche questo e' parte della soddisfazione,
quindi per questo parliamo anche del primo rinvaso, ben sapendo
quanti porchi tirerete quando sara' il momento ;-)
Dunque, come detto una piantina di Sarracenia alla sua prima
giovinezza e' a malapena rappresentata da 4-5 microascidi alti circa
un centimetro, dalle due foglie embrionali (cotiledoni) che
dopo il primo mese appassiscono, e dalla prima minuscola e
delicatissima radichetta. Ora, gia' le sarracenie sono piante
delicatissime di radici quando sono adulte, immaginatevi quando
sono appena nate. A questo stadio le piante possono
essere rinvasate, ma ogni piccolissima lesione alla radichetta
significa morte certa, quindi preparatevi a perderne una
enorme quantita'.
Cerchiamo quindi di salvarne il piu' possibile, nella miglior
condizione di forma e salute. Vediamo come...
Seconda Radice: ad un certo punto del loro sviluppo,
queste furbastre buttano fuori, di punto in bianco, una seconda
radice. Spunta dalla base delle foglie (dove si formera' il rizoma), e si
presenta inizialmente come una specie di "dente" bianco, verde o rosso.
Questa nuova radice si allunghera' velocemente e andra' a diventare
quella principale, nelle settimane successive. A questo punto preparatevi
spiritualmente. Tutte le plantule nate dallo
stesso gruppi di semi all'inizio sono molto ben sincronizzate, quindi
quando una inizia a formare il "dente" della seconda radice, e' facile
che ce ne siano anche altre nella stessa condizione. Aspettate che la
maggior parte delle delle plantule abbia la nuova radice che tocca il
substrato. Quando cio' avviene, agite.
Svaso: Certo esistono vari modi per riuscire ad estrarre una
plantula completa di radice da un vasetto. Molti di questi modi prevedono
pinzette, apertura del substrato con palette, o estrattori. Alcuni piu'
barbari di altri semplicemente "tirano" lentamente finche' le piantine
vengono su. Inutile dire che tutti questi metodi sono cose da geno-pianticidio
e nulla hanno a che vedere con l'amorevole cura che dovrebbe albergare nel
cuore gentile di un sarraceniofilo. Anche perche' nel caso riusciste davvero
a estrarre una plantula con tutta la radice semplicemente "tirando", vi
sarebbero danni microscopici non visibili ad occhio nudo che pregiudicherebbero
la ripresa della pianta. Come fare quindi?
Semplicissimo. Prendete il vasetto con tutte le piantine e un secchio di
acqua purissima. Svasate l'intero pane di terra con tutte le piantine,
rovesciandolo stando attenti a non spiegazzare i microascidi. Dopo di che,
lentamente, immergete il pane di terriccio nel secchio d'acqua e spastatelo
con le dita finche non avrete le piantine che vi rimangono in mano senza
bisogno di alcun tipo di "tiramento". A questo punto NON pulite le radici,
non togliete frammenti di torba o granelli di perlite o quarzo. Le radici
devono essere zozze e fangose, non devono essere dei gioielli bianchi
e pulitissimi. Pulitele e toccatele il meno possibile.
Fate conto che ci corra l'altissima tensione. Non
guardatele nemmeno. Semplicemente, prendete le piantine delicatamente
per la base degli ascidi (tenendo tutti gli ascidi tra pollice e indice)
e con la radice penzoloni e passate al rinvaso.
Capite adesso il motivo per cui, sopra, ho parlato del vantaggio
di far nascere le plantule di sarracenia in sfagno vivo o addirittura
in acqua pura: in questo modo le plantule sono gia' separate e le
radici non possono penetrare in alcun substrato, ma restano belle
libere, permettendone una estrazione immediata.
Rinvaso: Cosi' come l'acqua ci ha aiutato nello svaso, vediamo
di farci aiutare anche nel rinvaso. Preparate un grosso secchio pieno
di torba e dei vostri componenti segreti preferiti (perlite, quarzo,
punta di vermiculite, pigne, fiori d'ortica, zampe di salamandra...)
e mettete acqua. Molta acqua. Moltissima, deve venirvi fuori una specie
di mota, una fanghiglia molto poco piacevole, della consistenza del budino.
Ah, nota, fatelo quando Gina e' molto lontana. Comunque, prendete
poi le plantule e semplicemente appoggiatele nella mota. Il fango di torba
sara' talmente "mollo" che le radici penetreranno senza bisogno
di far buchi, di spingere, di assestare ne' niente. Una volta
infilata la plantula fino alla base degli ascidi, con le mani
prendete la zona di mota intorno alla plantula, sgocciolatela
strizzandola leggermente e infilate l'insieme di fango sgocciolato
e plantula in un vasetto. Finito. E' davvero piu' semplice a farsi
che a dirsi. Ci sono anche altri sistemi, aiutandosi con una calza,
una retina o altro, ma in ogni caso il succo del discorso e' che
sia nello svaso che nel rinvaso non bisogna tirare ne' causare alcun
attrito tra radice e substrato. Le radici sono troppo delicate a
questo stadio.
Disidratazione:Un errore da evitare: non svasate le plantule
lasciandole sul tavolo mentre preparate la torba per il rinvaso,
o roba del genere (tipo "vabbe', vado a pranzo, faccio dopo") perche'
per quanto sembri incredibile, una plantula di Sarracenia, svasata,
e lasciata senza terriccio umido ha si e no qualche minuto di vita.
Quindi fate l'operazione svaso+rinvaso quando avete gia' il materiale
fangoso pronto, in modo che la pianta non stia fuori dal terriccio
per piu' di qualche secondo.
Altri rinvasi: Sebbene qui abbia preso in considerazione il
primo rinvaso durante la fase in cui le plantule di Sarracenia
formano la loro seconda radice, e' possibile eseguire questo tipo
di svaso e rinvaso in qualsiasi altro periodo, solo, stando bene
attenti di farlo quando si nota la crescita di una nuova radichetta.
Sincronizzando il rinvaso con la comparsa di una nuova radichetta
ci si assicura che anche se si dovessero fare degli errori e si
danneggiasse una radice, quella nuova rimpiazzerebbe quelle
rovinate.
Ultimi passi
Ok, avete fatto il 99% del vostro viaggio da seme a seme. Siete partiti da
piante adulte, le avete fatte fiorire, avete ottenuto i semi, stratificati,
coccolati, seminati, ed avete le plantule.
Ora l'ultimo passo consiste nel cercar di passare dallo stadio "piantina"
allo stadio "pianta adulta" nel piu' breve tempo possibile.
Come detto, ci possono volere milioni di anni per ottenere una bella pianta in grado
di fiorire, partendo da seme. Ci sono, pero', una serie di trucchetti
che permettono di ottenere delle piante adulte in un tempo piu'
umano.
Vediamoli in rapidita'.
Sole e acqua in abbondanza: piu' che di un trucchetto, si tratta di
corretta coltivazione. Le piantine di sarracenia, se tenute, d'estate,
in condizioni di elevatissima luminosita' (sole pieno per almeno 10 ore
al giorno) e di terreno da fradicio ad allagato, crescono piu' in fretta
e piu' robuste.
Livello idrico esagerato: nonostante sia sufficiente
tenere l'acqua a livello del fondo del vaso per permettere a queste piante
di crescere bene, personalmente ho osservato una resa migliore in condizioni
di terreno completamente allagato. Se volete provarci anche voi, organizzatevi
in modo da usare contenitori o sottovasi a bordi alti, in modo che il livello
dell'acqua arrivi almeno a meta' vaso se non addirittura (come per alcuni
miei vasi) alla cima del vaso, sommergendo anche il rizoma.
Inverno in camera di crescita: finche' le piantine non sono adulte,
non e' necessario che stiano all'esterno durante l'inverno. Anzi, le plantule
finche' sono giovani sembrano gradire particolarmente delle condizioni di primavera perenne,
quindi, se e' possibile, quando sono gli ultimi giorni di Settembre
prendete le vostre piantine, portatele in casa e tenetele in camere
di crescita con piu' tubi al neon. Ponetele a pochi centimetri dai
neon in maniera che siano letteralmente inondate di luce e tenete
un fotoperiodo di almeno 14 ore di luce al giorno. Sottovaso sempre
pieno d'acqua. Temperatura attorno ai 20'C. Riportatele fuori
all'esterno in Aprile. In questo modo il tempo per raggiungere lo
stadio adulto si puo' anche e addirittura dimezzare.
Omogeneizzati: molti coltivatori esperti di sarracenie hanno
notato che in ogni gruppo di plantule nate da seme alcune crescono
molto piu' veloci e possono maturare anche al doppio di velocita'
rispetto alle altre. In alcuni casi si puo' parlare di differenza
genetica (gli individui piu' robusti crescono piu' velocemente)
ma spesso la maggior crescita e' dovuta alla cattura dei primi,
minuscoli invertebrati. Per accelerare la crescita delle plantule
si puo' ricorrere alla somministrazione di omogeneizzati per sarracenie.
Basta preparare un pastone composto da acqua e mangime secco per pesci
(controllare di sceglierne uno privo di grassi e ricchissimo in proteine).
Ridurre il pastone in poltiglia finissima e poi caricare questo liquame
in una siringa con la punta particolarmente fina. Inserire poi la
siringa dentro gli ascidi delle plantule e rilasciare una singola
goccia in fondo agli ascidi piu' grandi. Fare questa operazione
una volta sola, per non rischiare che l'eccesso di cibo faccia
marcire la foglia col rischio che la pianta muoia. Alcuni hanno
provato anche con latte scremato (privo di grassi) ma io personalmente
non ho alcuna esperienza in questo senso. Qualsiasi cosa vogliate
provare, siate solo assolutamente sicuri di queste due cose: (1) usate
materiali esclusivamente proteici. I grassi sono veleno. (2)
usate assoluta moderazione. Una goccia per ascidio e' sufficiente
per tutta la vita dell'ascidio!
Fertilizzazione: altra tecnica testata da altri (ma di cui non
ho alcuna esperienza), pare che somministrare un leggero fertilizzante
da orchidee, diluito di 4-6 volte, vaporizzato sugli ascidi, possa
aumentare la velocita' di crescita delle plantule di sarracenia,
diminuendo il tempo richiesto per raggiungere la taglia adulta.
In particolare alcuni nominano spesso il Superthrive,
un prodotto statunitense composto da una miscela di vari ormoni vegetali,
e fitostimolanti.
Minimo disturbo: due cose disturbano mostruosamente le sarracenie:
il rinvaso e il taglio di foglie ancora verdi. Queste due operazioni,
spesso compiute in buona fede, possono rallentare se non addirittura
bloccare lo sviluppo di queste piante per un certo periodo. Per non
incorrere in questo tipo di errore con le plantule, lasciatele
crescere senza rinvasarle (a meno che non sia realmente necessario)
e tagliate solo le foglie che sono assolutamente secche.
Penso che la cosa migliore sia associare tutti questi metodi.
In questo modo si puo' arrivare ad ottenere una pianta adulta
e in fiore entro anche il terzo anno dalla nascita, il che,
anche se sembra un tempo eterno, e' in realta' un tempo
veramente brevissimo per queste viziatelle.
Quando poi finalmente, dopo tre, quattro o anche dieci anni,
avrete la vostra piccola con un minuscolo primo fiore, potrete
guardarvi indietro, ripensare al tempo, alla fatica, ai sacrifici,
e sentire che si e' chiuso un cerchio e che ci siete riusciti.
In fondo al cuore, proverete quel singolo, breve attimo di
infinita gioia che e' l'unica cosa veramente preziosa e genuina
nella vita di un coltivatore di sarracenie.
Riassunto
Lo so... tanta roba... gran casino in testa: risultato, non sapete
che fare. Alcune persone dicono che troppe informazioni siano peggio di nessuna
informazione. Io in questo caso non sono dello stesso avviso. Ho cercato d'essere
volutamente prolisso perche' penso che quando uno ha fame di conoscenza
voglia piu' informazioni possibili e per questo vorace predatore
di informazioni anche una pagina come questa sara' poco. Senza contare
che poi io sono un tipo che straparla di natura...
Ad ogni modo, se avete un gran casino in testa, riassumiamo
tutto in poche righe.
Prerequisiti fondamentali: dovete avere delle sarracenie adulte,
della torba acida di sfagno assolutamente pura, magari un po' di agriperlite
o quarzo, e al limite una punta di vermicolite. Dovete avere dei vasetti piccoli
o dei bicchieri da picnic su cui avete prodotto dei fori. Dovete poter disporre
di una zona all'esterno esposta al sole diretto almeno una dozzina d'ore
al giorno in estate. Dovete poter disporre di acqua buona in quantita'.
Attrezzatura: un paio di pinzette. Dovete avere tempo e pazienza.
Stimolo della fioritura: Per ottenere dei fiori di Sarracenia dovete
avere delle piante adulte e dovete averle lasciate all'esterno durante i mesi
invernali, in modo da farle riposare almeno 2-3 mesi. All'arrivo della
primavera, tra marzo e aprile, i boccioli non tarderanno a farsi vedere.
Fioritura e impollinazione: Facilissimo. I boccioli cresceranno fino
ad arrivare a 20-40-60 centimetri di altezza, anche piu'. Poi sbocceranno
in fiori piuttosto strani e curiosi. Con un cotton-fioc o uno stuzzicadente
con la punta bagnata in olio d'oliva, raccogliete il polline all'interno
dell'ombrello della pianta che volete utilizzare come padre e 'pennellate'
sui 5 stigmi a dente ai margini dell'ombrello (internamente) della pianta
che volete usare come madre. Fatelo all'inizio della fioritura, appena i
fiori si sono aperti e sono belli giovani. Massimi risultati si ottengono
impollinando il fiore madre dopo 2-3 giorni dall'inizio della fioritura.
Registrazione e Maturazione: al termine dell'impollinazione segnate con un pennarello
il vostro incrocio sugli steli dei fiori, o sul calice, oppure legate un
cartellino, per non dimenticarvi la patente genetica dei semi. Poi
lasciate il tutto la', in condizioni normali di crescita (sole/caldo/acqua)
fino a ottobre/novembre.
Raccolta e Conservazione: raccogliere i semi e' facile: appena vedete
che l'ovario inizia ad aprirsi, recidetelo, appoggiatelo su un foglio di
carta, apritelo con calma e raccogliete i semi. Lasciateli al sole
un giorno o due (o sotto una lampada dalla mattina alla sera) e poi
metteteli in una bustina sigillata, in frigo.
Preparazione per la semina: qualche settimana prima di procedere
alla semina, preparate i vasetti. Riempiteli con torba filtrata, oppure
riempite i fondi con torba filtrata mista ad agriperlite e ad un pugno
di vermicolite ridotta a piccole scaglie, e la parte superiore riempitela
di torba filtrata semplice. Mettete i vasi (senza semi) nella loro posizione
di coltura, col sottovaso pieno d'acqua, e lasciate che
muffe e batteri colonizzino tutto e poi spariscano. Ci metteranno qualche
settimana.
Semina naturale: effettuabile solo a Gennaio/Febbraio nei luoghi
dove e' possibile lasciare i vasetti all'esterno. Prendete i vasetti gia'
'invecchiati' (come detto sopra) e seminate. Lasciate il tutto all'esterno
in un luogo esposto a Sudest, Est o Sudovest. Devono prendere freddo di
notte e sole di giorno. Chiaramente riparateli dalla pioggia con una
tettoietta e assicuratevi che i vasi non esauriscano mai l'acqua.
A primavera schiuderanno senza troppi problemi.
Semina artificiale: prendete i semi, metteteli in una garza
umida, e poi in frigo. Lasciateli la' 20-40 giorni, di tanto in tanto
controllando che i semi non siano gia' aperti (se lo sono, seminateli subito),
che non ci sia muffa (se c'e', cambiate la garza) e che la garza
sia sempre umida (o inumiditela). Dopo la stratificazione, seminateli
sotto lampade artificiali (neon a 15/20 centimetri dai semi), con
fotoperiodo di 14 o 16 ore, e temperatura tra 18-24 gradi. In 2-4
settimane germineranno.
Crescita naturale: tenetele fuori, al sole, e trattatele come le adulte,
compreso il periodo di riposo invernale. La mortalita' e' alta, specialmente
d'inverno, pero' e' un metodo semplice.
Crescita artificiale: tenetele sempre sotto i neon finche'
non hanno 2-3 anni e non sembrano piu' o meno adulte. Fotoperiodo
costante di 14-16 ore, temperatura mai sopra i 28 e mai sotto i 18.
Tenete il tutto lontano dalla luce del sole o dalle finestre o le
piante si "accorgono" che le state ingannando. Vantaggio: crescita molto piu' rapida
e resa molto piu' alta in numero di piante. Svantaggio: richiede attenzione
e pecunia.
In caso di rinvaso: se avete troppe plantule in poco spazio rileggetevi
la sezione sui rinvasi, perche' e' fondamentale non lesionare le radichette
delle plantule. Una lesione a una plantula, durante il rinvaso, e' di solito
letale.
Conclusioni
Non e' il "vita, morte e miracoli delle sarracenie" che
avevo in mente, pero' e' comunque un punto di partenza.
Ricordate solo una cosa: questo sopra esposto non e' il metodo
per coltivare le sarracenie. Questo e' il mio modo
di coccolarle, farle nascere e farle crescere... se lo applicate dovreste
ottenere dei discreti risultati.
Queste piante sono molto robuste e ci sono molti modi per
farle crescere al loro meglio, quindi se sentite di metodi
completamente diversi senza dubbio sono anche migliori
del mio.
Il modo in cui far crescere le proprie piccoline e'
questione di gusto personale, inventiva e stile,
quindi il mio ultimo consiglio: partite da qui, poi
trovate la vostra strada... quando avrete affinato la
vostra tecnica vi troverete letteralmente sommersi da
milioni di splendidi e spietati assassini vegetali.
Ah, bhe, e se per voi sono troppi, chiamatemi, verro'
volentieri a liberarvene ;-)
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