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Vermiculite
Sperimentazione su semi di Sarracenia
clicca sull'immagine per avere il dettaglio
Introduzione
Chiunque abbia tenuto piante carnivore per piu' di qualche
stagione, avra' sicuramente sentito parlare di vermiculite
(o vermiculite, all'inglese). Alcuni l'avranno anche usata
senza sapere se e quanto facessero bene.
In Europa, come negli USA, molti sono gli entusiasti che ne
cantano le lodi, e parecchi i diffidenti che ne parlano male;
come troppo spesso succede nel campo della coltivazione di
carnivore, piu' o meno tutti sparlottano della vermiculite,
e piu' o meno tutti ignorano cosa sia questo materiale,
e cosa faccia realmente.
Non esiste alcun dato certo su quale sia la reale efficacia
sulle piante carnivore di questa fantomatica cosa
con questo nome cosi' strano e un po' indisponente.
Affrontiamola dunque, la mitica vermiculite.
In questa pagina sono contenuti i risultati di uno screening
che ho condotto su alcuni seedling di Sarracenia. Lo screening
e' stato condotto su diversi set di semi, a piu' riprese,
ed e' durato quasi 16 mesi. I test sono stati condotti in
maniera accurata, e ritengo che i risultati siano
attendibili.
Le osservazioni che ho condotto sulla vermiculite
vogliono gettare un po' di luce su questo materiale,
cercando di eliminare i "si dice" e gli "ho sentito"
che troppo spesso circondano qualsiasi metodo di coltivazione
di carnivore. Non solo, come vedrete i risultati incoraggiano
chi come me, come Richard Davion, come Filippo Tassara
ed altri, si sono da anni lanciati nella sperimentazione
di terreni alternativi per le carnivore, cercando di
sfatare quelle "ricette" di terreni che troppo spesso
vengono erroneamente date per scontate e che altrettanto
spesso limitano la crescita e la bellezza delle
nostre amate carnivore.
Buona lettura, se avete domande, scrivetemi, al solito,
su cars@civ.bio.unipd.it
Cos'e' ?
Sfatiamo il primo "si dice". Che cos'e' la vermiculite esattamente?
La vermiculite non e' l'ultima stramberia
sintetica, non e' una misteriosa rarita' lunare, ne' chissa' quale stranissima
diavoleria, e' un normalissimo MINERALE che si estrae sul nostro pianeta
(in miniere prevalentemente in Sud Africa e in Cina).
E' un prodotto assolutamente naturale, e l'uomo si limita a raccoglierlo, cucinarlo
e impacchettarlo per la vendita. La vermiculite e' un materiale
molto impiegato per le sue proprieta' meccaniche e fisiche: in edilizia
(come isolante o nelle finiture), in agricoltura (come materiale di
veicolo o "carrier" per pesticidi, fertilizzanti e altri), in
alcune industrie (ignifugo, lubrificante solido) eccetera.
La vermiculite raramente si trova in commercio nella sua forma 'naturale'
(cosi' come viene estratta) ma si trova quasi sempre nella sua forma 'espansa'.
Alcune sue utili caratteristiche infatti sono il risultato di un procedimento
di "cottura" a cui viene sottoposta.
Il processo e' noto come esfoliazione
(ad alte temperature la vermiculite si espande
in lamelle aumentando di volume fino a 30 volte).
La normale vermiculite che si compera dal grossista di
materiali per l'edilizia (in grossi sacconi da 100 o 200 litri)
ha decisamente un aspetto strano, per lo meno per chi non sia
abituato a maneggiare materie minerali. E' una specie di "ghiaia"
grossolana e molto leggera, fatta di "croste" irregolari della dimensione normalmente
di uno o due centimetri di diametro. I singoli frammenti hanno un colore grigio-giallo
e sono luccicanti come se fossero dorati o ricoperti di una patina metallica.
Ad un esame piu' da vicino, le singole "croste" sono formate da
molte lamelle tutte impilate, e se premute con le dita
si schiacciano molto facilmente, risultando tenere. Se si grattano
o strofinano, sulle dita restano piccolissime scagliette dorate
molto luccicanti che sembrano le polverine dorate che le bambine
usano a carnevale sul viso.
Tutte queste bizzarre caratteristiche derivano dal fatto che
la vermiculite altro non e' che una normalissima idromica,
un composto appartenente alla classe dei fillosilicati,
il cui nome (mica) deriva dal latino "micare" che vuol dire
appunto luccicare. La vermiculite e' piu' in dettaglio la forma
laminare idratata di un comune fillosilicato a ferro, magnesio e
alluminio. I fillosilicati e le idromiche sono una categoria di
minerali che possono essere molto complessi, ma che hanno
in comune un certo tipo di struttura e alcune caratteristiche
chimiche. Per chi e' interessato a questi dettagli esistono
decine di siti di mineralogia in rete a cui far riferimento.
A noi interessa solo sapere questo: la vermiculite e' un materiale minerale
derivante da una mica idrata che viene estratta da miniere e viene successivamente
espansa mediante procedimento termico. La forma espansa e' quella
che troviamo in vendita.
La formula chimica e':
(Mg,Ca,K,FeII)3(Si,Al,FeIII)4O10(OH)2O*4H2O
mentre un'analisi chimica a campione (percentuali in peso), e' la seguente:
Gruppo | Percentuale in peso |
SiO2 | 38-46 |
Al2O3 | 10-16 |
MgO | 16-35 |
CaO | 1-5 |
K2O | 1-6 |
Fe2O3 | 6-13 |
TiO2 | 1-3 |
H2O | 8-16 |
piu' altre impurezze in misura attorno al punto percentuale in peso.
Ha un pH variabile tra 6 e 9, e' chimicamente inerte, non e'
infiammabile (anzi e' un isolante), non e' pericolosa, non e' velenosa,
non corrode.
Cosa c'entra con le carnivore?
Giusta domanda. Per capirlo dobbiamo fare un breve ragionamento.
Al mondo esistono due scuole di pensiero nel campo della coltivazione
di piante carnivore d'ambiente acido (quindi le specie appartenenti
al genere Sarracenia, la Darlingtonia californica,
il Cephalotus follicularis,
la Dionaea muscipula e molte specie di Drosera piu' alcune
di Pinguicula).
La prima e' quella dei puristi della torba, di chi cioe' vede come
terreno fondamentale per queste carnivore acidofile un substrato
formato su base esclusiva di torba acida di sfagno. Ogni aggiunta a questo
substrato dev'essere chimicamente inerte (es. quarzo/perlite) o
acida (es. corteccia di pino). La motivazione di tale "assolutismo
torbistico" e' che tali terreni hanno pH molto bassi, inferiori a
5, che pare siano ottimali per le carnivore. Inoltre, un
valore cosi' basso di pH e' un ottimo antifungino, antialga, antibatterico.
Questi coltivatori, quindi, sostengono che il punto cruciale sia
un pH bassissimo, originato appunto dalla torba.
Gran parte dei coltivatori di carnivore, al mondo, volenti o nolenti
adotta questo sistema, in quanto e' conosciuto da tutti e di sicuro
successo.
La seconda teoria, piu' recente, e' che invece le carnivore acidofile
in natura si trovino si in terreni prevalentemente acidi e ricchi di torba,
ma che tali terreni siano in realta' ricchi di alcuni componenti
minerali che fornirebbero ioni utili (anzi essenziali) alle piante
stesse, facendole crescere robuste e vigorose. Gli assertori di
questa linea sono contrari al terreno di pura torba (con o
senza perlite/quarzo e corteccia) in quanto troppo povero
di ioni e altre sostanze per le carnivore. Questa nuova schiera di
coltivatori realizza terreni con una base parziale di torba acida
di sfagno, ma arricchiti di sostanze minerali di un certo
tipo, anche in misura considerevole (20-30%), fino (per alcuni)
ad arrivare al paradosso di usare terreni assolutamente privi
di torba (cosa ritenuta da alcuni impossibile fino a qualche
anno fa). Il pH quindi non sarebbe il fattore cruciale, ma
lo sarebbero invece gli ioni di elementi come potassio, ferro,
magnesio e alluminio.
Storicamente l'avversione per qualsiasi terreno diverso dalla
torba pura, ha una sua motivazione logica. Negli ultimi cento
anni, infatti, molti hanno avuto l'idea di provare a mescolare
terra "normale" o alcuni tipi di minerali alla torba per
carnivore. Purtroppo qualsiasi tipo di esperimento del genere
ha sempre dato esiti pessimi, con piante o morte o comunque
ridotte in fin di vita. Questi fallimenti sono sempre stati considerati
come dimostrazioni matematiche che le carnivore avessero bisogno
veramente di torba pura, un pH bassissimo e basta.
In realta', specialmente negli ultimi anni, ad alcuni coltivatori
e' venuto un sospetto: e se in realta' tutti gli esperimenti provati
con altri terreni fossero andati male non tanto perche' le carnivore acidofile
abbiano bisogno di torba pura a pH acidissimo, ma perche' in
realta' in tutti i terreni alternativi provati era presente
qualche tipo di sostanza tossica che uccideva le carnivore acidofile?
In effetti, recentemente e' stato
confermato un fenomeno noto come "avvelenamento
radicale da azoto" a cui le carnivore sembrano essere particolarmente
soggette. Allo stesso tempo, molti hanno riportato come le stesse
carnivore sembrino particolarmente "avvelenabili" da composti a
base di zolfo, e altri con ricchi tenori carbonatici. E guarda
caso i composti a base di azoto (nitrati, nitriti, sali d'ammonio)
insieme a carbonati e solfati sono alcuni tra gli elementi piu'
comuni in tutti i tipi di terreni per piante e di suoli.
Il basso pH e l'uso di torba purissima quindi non solo non
sarebbe cruciale, ma sarebbe addirittura dannoso perche'
creerebbe un ambiente troppo acido e troppo povero di nutrienti.
Il funzionamento della torba come terreno per carnivore sarebbe
solo un "caso" dovuto all'assenza, nelle torbe, di nitrati,
nitriti, ammoniaca, solfati e carbonati.
Da qui il passo successivo e' stato provare a riconsiderare
la sperimentazione con terreni alternativi, cercando
materiali particolarmente ricchi
di minerali, ma assolutamente privi di quei composti ritenuti
potenzialmente nocivi, come composti azotati,
carbonati e solfati. Sono stati quindi completamente
scartati tutti i "suoli" (particolarmente ricchi di composti
di azoto, carbonati o solfati), e si sono invece considerati
minerali allo stato puro estratti da rocce magmatiche, di solito privi
di composti azotati e con bassi tenori di solfati e carbonati.
Se l'idea di base fosse corretta, non solo l'aggiunta di questi materiali
non dovrebbe essere letale per le carnivore, ma dovrebbe
addirittura essere per loro di notevole beneficio.
Verificare quest'idea e' stato il motivo che ha spinto
allo screening che ho eseguito sulla vermiculite e di
cui sono presentati i risultati.
I possibili materiali da testare erano decine e decine, se
non centinaia. Di tanti materiali minerali presenti sul mercato,
la vermiculite e' stata scelta perche' facilmente reperibile,
economica, leggera, facilmente frantumabile,
estremamente ricca di ioni ritenuti vitali per le carnivore (potassio e alluminio)
e chimicamente relativamente inerte. Altra fondamentale caratteristica
fisico-chimica di questa idromica espansa e' la sua capacita' di
fungere da spugna, assorbendo al suo interno acqua e
nutrienti quando questi sono in eccesso, e rilasciarli
lentamente in seguito, quando ve ne sia carenza. La vermiculite
e' capace di assorbire acqua e ioni fino al 300% del proprio peso
(50% in volume).
Vediamo com'e' andata.
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Preparazione del test
Ho voluto effettuare i test su semi e plantule neonate di Sarracenia
per questi motivi:
- Le sarracenie sono piante acidofile particolarmente sensibili al
tipo di terreno.
- I semi di Sarracenia sono notoriamente un po' di gusti difficili,
quindi hanno bisogno di condizioni ottimali per germinare.
- Le piantine neonate di Sarracenia sono particolarmente
lente a crescere nei primi 12 mesi, e quindi qualsiasi vantaggio
di crescita dovrebbe essere ben visibile con un aumento considerevole
della dimensione delle piantine.
- Adoro le sarracenie.
I semi sono stati ottenuti nella stagione del 1999, attraverso fecondazione
incrociata effettuata col metodo illustrato nella pagina
Sarracenia,
viaggio da seme a seme. Per ogni fiore e' stata eseguita una unica seduta
di impollinazione, con cotone pressato precedentemente intinto in olio d'oliva.
Sono stati usati una quindicina di fiori appartenenti a diverse specie e ibridi,
e pollini e ovari sono stati incrociati in modo da ottenere semi ibridi con la
piu' alta variabilita' possibile. I frutti sono stati raccolti a Ottobre/Novembre
1999, e ogni frutto conteneva una ottima quantita' di semi, perfettamente formati.
Le capsule dei semi sono state seccate sotto neon (a pochi centimetri dai tubi
fluorescenti) a 20'C per una settimana. I semi sono poi stati stratificati
immediatamente, sistemati in garze sterili bagnate con acqua, e lasciati in
frigo per 40 giorni.
Durante la stratificazione ho preparato 40 vasetti (ottenuti da bicchieri di
polistirolo trasparente, per uso bevande, chimicamente inerte), divisi in due gruppi:
- A : Il gruppo A e' stato riempito con un terreno "acido" formato da torba acida
di sfagno e perlite in proporzione 1:1.
- B : Il gruppo B e' stato riempito con lo stesso identico terreno di A
(torba acida di sfagno e perlite in proporzione 1:1) a cui e' stata pero'
aggiunta una certa quantita' (10% circa) di vermiculite a frammenti di misura
intorno al centimetro.
I vasetti sono stati tenuti in sottocassette ripiene d'acqua
da osmosi inversa, in fase di stagionatura.
I semi, al termine della stratificazione,
sono stati successivamente divisi in due gruppi.
Un gruppo e' stato seminato nei venti vasetti "A" (gruppo A) e un
secondo gruppo di semi sono stati seminati nei vasetti "B" (gruppo B),
tutti e 40 i vasetti sono stati sistemati in una camera di crescita
a tubi fluorescenti al neon, a temperatura costante di 25'C, con
fotoperiodo 16 ore di luce/8 ore di buio.
In parole povere, sono stati realizzati quaranta vasetti da semina
di Sarracenia, venti con il terreno normalmente usato per
le sarracenie, e venti con lo stesso identico terreno, ma con
aggiunta di vermiculite. Tutti e 40 i vasetti sono stati sistemati
nelle stesse identiche condizioni di crescita.
Nel corso dei test l'unica variabile differente tra
gruppo A e gruppo B e' stata la presenza di vermiculite nel
terreno di coltivazione.
Risultati
Durante il periodo della stagionatura (quindi prima della semina,
mentre i semi erano in frigo a stratificare) si sono viste le
prime differenze nel terreno A e B. I vasetti con vermiculite
producevano una leggera germinazione di muschi, funghi e alghe,
mentre i vasetti privi di vermiculite presentavano solo qualche
debole micosi bianca. Il motivo della maggiore colonizzazione
dei vasetti del gruppo B e' da imputarsi probabilmente al piu'
alto pH determinatosi dalla presenza di vermiculite. Ricordiamoci
che un pH basso ostacola la colonizzazione da parte di muschi,
funghi e batteri, e che la vermiculite alza il pH della torba
portandolo a livelli piu' alti e neutrali, che incoraggiano
muschi, funghi e batteri.
Dopo i 40 giorni di stagionatura, le micosi erano scomparse
da tutti i vasi, sia quelli del gruppo A che quelli del gruppo
B. Restavano, in tutti i vasetti del gruppo B, alcuni ceppi
di muschi verdi.
Successivamente, sono stati seminati i semi stratificati di
Sarracenia. I semi sono germinati
piu' o meno contemporaneamente, sia
nei vasetti del gruppo A, che in quelli del gruppo B,
in media dopo una quindicina/ventina di giorni.
Le plantule neonate di Sarracenia hanno mostrato comportamento
identico in entrambi i gruppi durante le 6/8 settimane successive
alla germinazione, con ottima germinabilita' in entrambi i gruppi
(in alcuni casi quasi al 100%). Divaricazione del tegumento del seme
e distensione dei cotiledoni sono procedute in maniera identica
nelle plantule di entrambi i gruppi.
Le differenze tra i gruppi si sono invece iniziate a evidenziare
dopo i primi 2 mesi di coltivazione. Le plantule del gruppo A,
infatti (terreno standard) hanno continuato a crescere ad un ritmo
lento (ma normale in Sarracenia), presentando colori
rosso vivi. Le piante del gruppo B invece (terreno con vermiculite)
hanno iniziato a crescere via via piu' velocemente, assumento nel
contempo un colore decisamente piu' chiaro, tendente al verde intenso.
Al termine dei primi 6 mesi la differenza tra i due gruppi di plantule
era vistosissima, le piante del gruppo A tutte omogeneamente
cresciute, e rosse, le piante del gruppo B tutte omogeneamente
cresciute (ma molto piu' grandi di quelle del gruppo A) e tutte
verdi.
La differenza e' diventata abissale al termine dei 12 mesi di prova,
con le piante del gruppo B grandi quasi il triplo di quelle del gruppo
A con terreno normale. Le plantule del gruppo B sono diventate in 12
mesi piu' grandi addirittura delle plantule tenute in terreno standard
e vecchie di 24 mesi (semi precedenti, della stagione 1998).
La crescita quindi delle piante del gruppo B, con vermiculite, e' stata
in media piu' del doppio rispetto a quelle del gruppo A con terreno
standard. Non solo. Gli ascidi del gruppo B sono in tutti i casi piu'
vigorosi, e assolutamente privi di qualsiasi forma di marcescenza.
Gli ascidi piu' vecchi delle plantule del gruppo A, invece, tendono
a seccare e a morire. Mentre le piante del gruppo A, quindi, presentano
solo gli ascidi piu' recenti, quelle del gruppo B presentano anche
quelli piu' vecchi, ancora in perfetta forma.
La salute delle piante, inoltre, e' enormemente differente. Le
piante del gruppo A hanno presentato una mortalita' intorno
al 30/40%, spesso colpite da botrite, incoraggiata dalle foglie
secche piu' vecchie. Nel gruppo B invece, la mortalita' e' stata
quasi assente, non solo per assenza di foglie secche su cui la
botrite potesse attecchire, ma specialmente per una maggiore
"robustezza" e "spessore" delle plantule.
Le differenze riscontrate si possono quindi elencare come segue:
- Ritmo di crescita: piu' che doppia nel gruppo B.
- Volume della pianta: piu' che tripla nel gruppo B.
- Tessuti: rizomi piu' spessi e foglie piu' robuste, nel gruppo B.
- Colore: rosso nel gruppo A, verde o rosato nel gruppo B.
- Foglie: vive solo le piu' recenti nel gruppo A, vive
tutte, anche le piu' vecchie, nel gruppo B.
- Mortalita': Estremamente ridotta nel gruppo B.
Prove fotografiche
Ecco alcune immagini con alcuni vasetti presi a caso del gruppo
A e del gruppo B. Prima una visione d'insieme:
Al solito cliccando sull'immagine verra' visualizzata una
foto molto piu' grande e dettagliata.
Sulla destra sono presenti 4 vasetti presi a caso dal
gruppo A (quindi vasetti senza vermiculite), di eta' di
12 mesi.
Sulla sinistra sono presenti 4 vasetti presi a caso dal
gruppo B (quindi vasetti con vermiculite), di eta' di
12 mesi.
Al centro e' presente un vasetto con terreno normale (quindi identico
a quello del gruppo A) e di eta' di 24 mesi.
Esaminiamoli in dettaglio, ricordandoci che tutte
le foto sono state prese in maniera tale da mantenere
il rapporto di scala. Quindi se le piante del gruppo
B vi sembreranno troppo enormi rispetto a quelle del
gruppo A, non e' una distorsione dell'immagine, e'
realmente cosi'. Anzi, in realta' la prima immagine
(quella del gruppo A) e' stata ingrandita, quindi
la differenza di dimensioni tra B ed A e' ancora
maggiore.
Cliccando sulle foto potete ottenere una immagine
piu' dettagliata.
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Gruppo A - 12 mesi [ingrandita 25%]
Semi di 12 mesi, tenuti in terreno standard,
torba acida di sfagno piu' perlite, SENZA
vermiculite.
Le piante sono sviluppate normalmente, e chi conosce
le sarracenie non trovera' nulla di strano in questi
seedlings. Si sa che le sarracenie crescono lentamente,
e questo e' come appaiono dopo 12 mesi. Colore rosso,
ascidi piccoli, crescita lenta.
Notate le foglie piu' vecchie, che seccano e diventano
nere, spesso aiutando l'insorgere di botrite, problema
enorme per chi coltiva sarracenie da seme.
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Gruppo A - 24 mesi
Semi di 24 mesi, tenuti in terreno standard,
torba acida di sfagno piu' perlite, SENZA
vermiculite. Questi semi sono stati seminati
l'anno precedente al test, e tenute nella stessa
camera di crescita. Sono comunque utili
come raffronto.
Le piante sono piu' adulte di un anno rispetto a quelle di cui sopra.
Sviluppate normalmente, continuano a mostrare il
colore rosso tipico e la presenza di foglie vecchie
piu' secche. Anche qui, nulla di strano. Se comparate
con la foto precedente, si vede la notevole crescita
che si ha passando da 12 a 24 mesi.
Le piante piu' grandi sono comunque sensibili a
botrite, anche se in misura minore.
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Gruppo B - 12 mesi
Semi di 12 mesi, tenuti in terreno standard,
torba acida di sfagno piu' perlite, CON aggiunta
di vermiculite.
Non penso ci sia bisogno di commenti. Da notare il
colore verde intenso e rosato, l'assenza di foglie
vecchie secche, l'aspetto in generale "in salute".
Le dimensioni sono piu' grandi addirittura del gruppo
A vecchio di due anni e sono incomparabilmente piu'
grandi con quelle del gruppo A della stessa eta'. Da notare
anche il disegno delle venature lungo gli ascidi, che sembrano formarsi
con maggior vigore e dettaglio.
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Prosecuzione del test
Successivamente alle foto realizzate, e contento dei risultati
abbastanza vistosi raccolti, ho provato a fare una nuova
osservazione, prendendo alcuni dei vasetti del gruppo A, quelli
con terreno privo di vermiculite, svasarli e aggiungere vermiculite
al fondo del vasetto.
Mia intenzione era vedere se, dopo un anno di crescita "stentata",
inserendo vermiculite nel terreno si potesse comunque accelerare
la crescita delle plantule arrivando alla velocita' del gruppo B.
Ho quindi preso i vasetti e vi ho inserito la vermiculite.
Ecco il risultato dopo altri 2 mesi.
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Gruppo A - 12 mesi, con vermiculite per 2 mesi
Come si puo' vedere, la taglia e il colore delle
plantule sono analoghe a quelle del gruppo A di cui
sopra, eta' 12 mesi.
Quello che pero' notiamo e' che sono presenti alcuni
nuovi ascidi in formazione, di colore notevolmente
piu' chiaro e di dimensione notevolmente maggiore.
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E' necessario precisare pero' che nei due mesi successivi
all'inserimento della vermiculite ho osservato un ritmo
di mortalita' piu' elevato, con frequenti disseccamenti
nel giro di pochi giorni. Cio e' quasi sicuramente da
imputare al repentino cambiamento di ambiente e di pH
determinato dall'inserimento della vermiculite.
Discussione
I risultati raccolti sono vistosi, e piuttosto precisi, e
porterebbero ad esclamare "Eureka! Trovato il miracolo
per le sarracenie!". In realta' i test sono stati
eseguiti proprio per essere precisi e metodici ed evitare le
sparate e i facili sensazionalismi di certi coltivatori novizi,
e quindi e' d'obbligo cercare di analizzare
i nostri dati nella stessa linea di obiettivita' e calma.
I risultati mostrano in maniera inequivocabile che, nelle
condizioni di coltivazione adottate, le piante
del gruppo B sono cresciute in maniera sensibilmente piu'
vigorosa, decisa, e salutare rispetto a quelle del gruppo A.
Ricordate che anche se le foto riguardano solo pochi vasetti,
tutti e venti i vasi del gruppo B erano piu' o meno identici,
come pure identici tra loro erano tutti i venti vasetti del
gruppo A. I risultati quindi erano altamente omogenei
all'interno dello stesso gruppo e visibilmente differenti
tra i due gruppi.
Il successivo inserimento del nostro materiale in analisi (vermiculite)
nei vasetti del gruppo A ha determinato un cambiamento repentino e radicale delle
condizioni chimico-fisiche del terreno, evidenziato prima dall'improvvisa
mortalita' di una parte delle piantine, e successivamente da
una notevole accelerazione nel ritmo di crescita delle piantine rimaste,
che sono passate da una struttura "stressata" a una struttura piu'
"in salute".
Questo significa che la vermiculite, in queste condizioni,
risulta un materiale molto piu' adatto per la crescita di
plantule neonate di Sarracenia, rispetto alla
semplice torba acida di sfagno.
E' molto probabile che la vermiculite rilasci nel terreno una
serie di ioni, tra cui potassio e alluminio, che sono molto
importanti per la fisiologia e la crescita di queste piante.
Basti notare il colore piu' verde e il mancato disseccamento
delle vecchie foglie del gruppo B. Questo proverebbe una maggior
"resistenza" delle foglie all'invecchiamento, agli ultravioletti e
e alle infezioni fungine. Gli stessi minirizomi delle piante
del gruppo B sono estremamente robusti e "spessi" rispetto
a quelli del gruppo A. Tutte queste vistose differenze
tissutali sono chiaramente imputabili a una fisiologia
'in salute' nel gruppo B.
Il gruppo A, al contrario, mostrerebbe una fisiologia
'stressata', contraddistinta da colori rosso
vivi, foglie piccole e poco resistenti, ridotta resistenza
all'eta' e alle infezioni fungine.
Gia' da tempo si sapeva che le foglie piu' rosse in Sarracenia
possono essere sintomo di stress fisiologico; il dato
di questo test sembra confermare che le piante, in torba
pura, siano per cosi' dire sottoposte ad un ambiente "stressante".
E' molto importante notare che questo terreno e' un terreno che
si distacca da quello classico "torba pura e pH acidissimo", e
nonostante questo non causa mortalita' alle sarracenie, anzi.
Cio' porterebbe quindi a confermare l'idea di quel gruppo
di coltivatori che ritiene che il fattore fondamentale nella
crescita di carnivore acidofile non sia la torba pura a pH
acidissimo (come si e' sempre pensato), ma che sia
semplicemente l'assenza di "veleni" (derivati azotati,
carbonati e solfati). Sempre in quest'ottica, quindi,
l'aggiunta di minerali privi di veleni, come appunto
la vermiculite, puo' determinare un enorme vantaggio di
crescita, come in effetti sembra risultare da questa prova.
L'uso di torba pura acidissima quindi non solo non sembra
"universalmente utile" ma anzi sembra un modo inutile
di impoverire e stressare le piante carnivore, esponendole
ad un ambiente troppo povero di minerali.
In parole povere, quindi, questi test sembrano sfatare
la formula "torba e perlite" oppure "torba e quarzo" in uso
da quasi due secoli di coltivazione di piante carnivore, e
ritenuta da tutti la formula universale per le carnivore,
promuovendo invece una nuova prospettiva (eventualmente basata
sempre su torba) dove il fattore importantissimo e' il
contributo di minerali privi di sostanze tossiche
(ammonio, nitrati, carbonati e solfati).
Prospettive future
Questo test si e' prefisso un semplice compito: capire se avessero ragione
quanti asseriscono che per far crescere bene le piante carnivore acidofile
serve esclusivamente torba purissima, oppure se avessero
ragione quanti sospettavano che fosse inutile e in alcuni
casi stressante l'uso di torba pura e che invece usando minerali
privi di sostanze tossiche si sarebbero ottenuti
risultati molto soddisfacenti. La seconda ipotesi
in effetti sembra essere stata provata, per lo meno
per le sarracenie con vermiculite.
Ora che si e' capito che con la semplice aggiunta di
una minima quantita' di vermiculite si puo' ottenere una crescita
quasi tripla rispetto a quanto si ottiene in torba acida
pura, sara' necessario indagare in due ulteriori direzioni.
La prima sara' sottoporre a simili
screening tutti gli altri minerali presenti, piu'
o meno simili alla vermiculite, e comunque privi
di azoto, carbonati e solfati. Penso alla miriade
di rocce magmatiche piu' o meno ricche di Ferro,
Magnesio, Potassio, Alluminio e molti altri elementi, ma
il campo di indagine e prova e' pressoche' infinito. E' facile
infatti immaginare che la vermiculite, scelta a caso come primo
minerale d'indagine, non sia certo il migliore, e il sospetto
e' che esistano minerali simili (ma con differenti rapporti
tra K, Mg, Fe, Ca, Al) che potrebbero giovare a Sarracenia
in misura molto maggiore della vermiculite.
La seconda direzione riguardera' la sperimentazione
su altre piante, non solo su Sarracenia. Bisognera'
verificare se anche altre piante carnivore acidofile
risentano o meno del benefico effetto della vermiculite e
di altri minerali. Sebbene, infatti, questo test
mostri che pH acido e torba pura non siano importanti per i seedling
di Sarracenia, potrebbero invece esserlo
per altri generi come Drosera.
Quello che vi posso dire senza dubbi, per ora, e' questo: se avete
intenzione di seminare sarracenie nei prossimi mesi,
procuratevi prima un po' di vermiculite dal vostro
piu' vicino grossista di materiale per l'edilizia,
vi assicuro che non ve ne pentirete.
ATTENZIONE: Se questo test
evidenzia l'enorme utilita' della vermiculite nella
coltivazione di sarracenie, e' altresi' chiaro che un
repentino cambio di pH del terreno puo' essere letale
per sarracenie particolarmente deboli.
Fate quindi estrema attenzione nell'inserire vermiculite
nel terreno di una pianta adulta gia' da anni abituata
a un certo pH. I risultati potrebbero essere un periodo
di crescita stentata o addirittura la morte della pianta.
Ringrazio Thomas Hayes e molti altri per aver discusso
con me, negli anni scorsi, la possibilita' che i cattivi
risultati con terreni alternativi fossero il risultato
della presenza di azoto e non del rialzo del pH.
Ringrazio Loyd Wix, Peter d'Amato ed altri che mi hanno spedito
le loro opinioni sugli effetti negativi di solfati in
torbe "inquinate" e in terreni anomali.
Ringrazio Richard Davion, con cui ho un attivo scambio
di dati ed esperienze, e che sulla linea delle stesse
considerazioni sta sperimentando "Blue Dawn", un
composto a base di serpentino (altro minerale), su Dionaea muscipula
con impressionanti risultati. Da ringraziare sempre
Richard per avermi spedito i risultati sull'uso di sale
da cucina in terreni per carnivore, con successive
osservazioni confermanti che l'arrossamento delle
sarracenie e' spesso associato a minor crescita e
maggior suscettibilita' a patologie.
Ringrazio Dean Cook che, ancora 10 anni fa, mi ha
spedito il primo campione di vermiculite, da
testare e da trovare qui in italia.
Ringrazio infine tutti i coltivatori italiani di
carnivore, a cui dedico le mie sperimentazioni con
la speranza di diventare, un giorno, tutti insieme,
i migliori coltivatori di carnivore al mondo.
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