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Dionaea muscipula
talea da foglia
Premessa: se non l'avete ancora
fatto, prima di leggere questa sezione leggete la pagina relativa
alle generalita' sulla moltiplicazione.
Vi sono riportate informazioni di base sulla moltiplicazione e
sui meristemi che qui saranno date per scontate.
Teoria
Introduzione
Dionaea muscipula... con questo binomio latino viene chiamata quella
che sicuramente e' stata la prima esperienza per
il 99% degli appassionati di piante carnivore.
La mia prima pianta carnivora e' stata una dionea. E mi e' chiaramente crepata
nell'arco di pochi mesi, come pure le sfortunate che hanno preso il suo posto
sul mio balcone a Treviso. Quando la comperai mi venne venduta come
"Venus", ma ho visto posti in cui era etichettata come "Drosera muscipula"
o "pianta carnivora di venere". Altri la chiamano semplicemente "l'acchiappamosche",
mentre negli USA si usa l'acronimo VFT, per "Venus Fly-Trap".
Per tutti, in ogni caso, e' e sara' sempre... "il primo amore".
Spesso i principianti sono scoraggiati dall'incredibile difficolta' con cui
tale pianta cresce... ben presto chi ha comperato una dionea, attratto dal
facile miraggio di un mostro carnivoro veloce e letale, si lascia disilludere
da tante piccole brutte sorprese... le trappole si chiudono
con difficolta', sono lentissime, non crescono mai e si anneriscono facilmente.
La pianta poi e' difficilissima da tenere, secca subito, diventa sempre piu'
piccola, verdina, per poi ingiallire e morire. Gia', la classica fregatura
all'italiana condita da tante balle...
Purtroppo, la gran parte dei potenziali appassionati di piante carnivore
si lancia nella coltivazione della dionea, e fa questa brutta fine.
Invece, niente, sulla terra, e' piu' carnivoro e spietato di una dionea in salute.
Se cresciute in condizioni ottimali, infatti, queste piante crescono ad un
ritmo veramente impressionante, formano trappole enormi, lunghe fino a 5-6
centimetri che si chiudono a scatto in una frazione di secondo, intrappolando qualsiasi tipo
di insetto, mosca, vespa, millepiedi o ragno che sia.
Non solo... la dionea e' anche una delle piante carnivore piu' semplici da
coltivare. Una volta imparati quei due-tre accorgimenti fondamentali per
questa e per quasi tutte le altre carnivore (abbondanza d'acqua, utilizzo
di torba di sfagno nuda e cruda e enorme quantita' di luce solare diretta)
la dionea diventera' peggio della gramigna.
Ha un unico difettuccio, pero'. Contrariamente alle drosere (che oltre a crescere molto si moltiplicano
anche ad un ritmo impressionante), le dionee si moltiplicano con meno facilita'
e una pianta adulta solo saltuariamente e in condizioni particolari forma
spontaneamente delle piccole plantule.
E se a uno piacessero davvero tanto le dionee, e ne volesse molte? Molte
non 2-3, ma 10, 20, 50? Non potrebbe certo iniziare a spendere 10-15.000 lire
per ogni singola piantina dal vivaista sotto casa.
La riproduzione per seme, poi, e' da escludere in partenza... le piante
devono essere ben adulte per produrre semi fertili, e i semi in ogni caso
impiegano anni per produrre piante di dimensioni accettabili.
E allora?
Niente paura... un sistema per ovviare a questo problema c'e',
e funziona.
Scopo di questa pagina e' appunto quello di fornire
le poche e semplici informazioni necessarie per apprendere questa
tecnica, e per ottenere da una pianta di dionea decine di altre piante
in pochissimo tempo, al piu' 2-3 mesi.
Se siete innamorati delle vostre dionee, e volete vedere l'incredibile
effetto che fa un enorme vaso ricoperto da decine di piante, se volete
popolare una torbiera artificiale con un migliaio di esemplari o
semplicemente se volete invadere il vostro paesello con un esercito
di spietati assassini venusiani, questa paginetta fa per voi.
Divoratevela con calma.
Cosa cerchiamo?
Certo, abbiamo tutti letto la sezione introduttiva
"moltiplicazione carnivora" e sappiamo tutto di
meristemi e cippalippa, quindi andiamo al sodo...
cosa ci serve?
Semplice. Cerchiamo un tessuto che possa essere "convinto",
con le buone o con le cattive, a generare un meristema e
quindi, in brevissimo tempo, a darci una nuova dionea
viva e vegeta.
Purtroppo so che avete provato minacciando la vostra dionea
oppure offrendole delle mosche ricoperte di miele o salsa rosa,
ma non funziona cosi'... per indurre un meristema dobbiamo
causare una lesione e sperare nella naturale tendenza
della pianta a sopravvivere e a riformare la parte morta.
Il tessuto che ci interessa e' localizzato alla base delle
foglie della dionea, nella parte piu' bianca e carnosa,
solitamente sotterranea.
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Perdonate l'orrendo disegno, comunque il succo spero sia
chiaro. Le dionee formano una sorta di rizoma appena sotto
il livello del terreno. Questo rizoma e' formato dalle
basi delle foglie che crescendo in maniera appressata le
une alle altre, formano come una struttura di colore
chiaro, spesso bianco o appena giallino.
Come detto, la base delle foglie costituisce parte di
questo rizoma bianco. E' proprio la base delle foglie,
la parte bianca che si lega al rizoma, la zona di tessuto
che e' in grado di generare un meristema.
Nel fetido disegno, vedete le foglie con le basi piu'
chiare che formano il "rizoma". La parte indicata dalla
freccia, cioe' il punto in cui la base della foglia si
fonde al rizoma, e' dove si trova il tessuto che stiamo
cercando (indicato in giallo).
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Quindi, staccando una foglia in maniera adeguata possiamo
cercare di ottenere anche parte di questo tessuto e da questo
un meristema e quintalate di piante.
E poi?
Come detto, quindi,
una volta isolata la foglia completa della sua base piu' chiara,
e tenuta per qualche settimana in adeguate condizioni,
otterremo un meristema e successivamente, una nuova pianta.
Vabbe', Fabio la fa semplice... tutti sono capaci di prendere
una dionea in salute, strappare una foglia stando attenti di
recuperare parte del rizoma, e poi piazzarla la' per un po'
finche' non spunta una nuova pianta... vuoi che sia cosi'
semplice davvero?
Si. Anzi, e' anche piu' semplice, perche' in realta' normalmente
non si forma un meristema per foglia, ma spesso di piu'.
Sono riuscito, utilizzando foglie robuste e giovani, ad ottenere
fino a 6 meristemi (e quindi 6 piante) per foglia!
Onestamente, si, e' facile.
Provare per credere.
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Pratica
Materiale necessario
Una Dionaea muscipula in crescita, con foglie lunghe 10cm;
Un po' d'acqua, possibilmente buona (...);
Un po' di sfagno vivo;
Un vasetto con torba e perlite in proporzione 1:1;
Scelta della foglia, o meglio, evitare di fare i furbi
Spesso gli italiani hanno difficolta' con la tecnica di moltiplicazione
delle dionee, rispetto a coltivatori di altri paesi... all'inizio mi
pareva una stranezza, poi ho capito il perche', che penso
sia racchiuso nella furbaggine degli italiani.
Di fronte alla scelta, infatti, di che foglia prendere per fare una talea,
mentre il coltivatore oculato prende una bella foglia, giovane, sana,
in piena stagione vegetativa (e con cio' si garantisce il successo della
talea) l'italiano tipico fa il "furbo" e prende le foglie vecchie, brutte
e in via di disseccamento, in modo da cercar di prendere due piccioni con
una fava: pulisce la pianta dalle foglie vecchie e prova a ottenere talee.
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Inutile dire che non funziona cosi'.
Evitiamo le furbate, quindi. Se volete una bella talea, robusta e veloce
a crescere, dovete sacrificare una bella foglia di dionea. Punto.
Il periodo migliore per effetturare talee da foglie di dionee va dalla primavera
all'autunno. Io personalmente consiglio sempre le foglie primaverili perche'
hanno piu' "potenziale" (dopo il riposo invernale) e perche' c'e' piu' tempo
per le talee di crescere e diventare robuste e resistenti prima del nuovo
inverno. Come detto, la foglia dovrebbe essere una bella foglia sana e
completa.
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Detto questo non vuol dire che se fate la talea in Agosto o a fine
Settembre non verra' fuori niente, anzi. E' solo che i migliori risultati
si ottengono in primavera.
Quello che sarebbe meglio evitare e': provare a fare talee mentre la pianta
e' in pieno riposo invernale, usare foglie vecchie o usare foglie
troppo giovani (che non abbiano ancora finito di svilupparsi e
di aprire la trappola).
Chiaro, no? Ora aggiratevi come dei falchi sopra i vostri
vasi di dionee e fate la scelta...
Separare la foglia
Questa e' la parte un po' complicata, in quanto non possiamo semplicemente "tirare"
la foglia finche' "viene". In questo modo infatti otterremmo la foglia ma priva
del tessuto basale necessario ai nostri scopi. In altre parole, se state tironando
una foglia di dionea state semplicemente buttando via una foglia.
Essenzialmente il miglior sistema consiste nel togliere una dionea dal vaso,
aprire il pane di terra, e prendere una foglia tirandola verso il basso, come
nel disegno qui sotto.
Piegata verso il basso, la foglia non si spezzera'
a meta' (essendo il picciolo molto elastico), ma si stacchera' dal
rizoma portandosi dietro il suo prezioso tessuto basale.
Certo, nessuno sano di mente tirerebbe fuori dal vaso una dionea in
pieno periodo vegetativo, con il rischio di danneggiarne le radici e
rallentarne quindi la crescita per settimane o mesi. Sarebbe molto
meglio se si potesse ottenere lo stesso risultato senza dover
toccare vaso, terra o rizoma.
Esiste un sistema molto efficace a questo proposito. Tutto quello
che vi serve e' un pezzetto di plastica flessibile, sul tipo di quella usata
per i cartellini. Sagomate con una forbice una linguetta di plastica larga
mezzo centimetro, e rendetela ben appuntita. Forse un disegno
e un paio di foto aiutano.
Nel disegno, la parte rossa e' la linguetta flessibile che, infilata
tra la foglia e il rizoma, e spinta verso il basso, produce la separazione
della foglia dal rizoma. Se la linguetta e' flessibile e ben appuntita,
si insinuera' in profondita' e il taglio sara' netto e preciso.
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Nota Come sempre, quando ci sono delle foto potete cliccarci
sopra per avere la versione a pieno-schermo della foto in questione.
Ecco due esempi di questa tecnica molto efficace per ottenere delle foglie
di dionea complete di tessuto basale senza bisogno di disturbare la pianta.
Prendete la linguetta di plastica che avete appena preparato, e infilatela
delicatamente tra l'ascella di una bella foglia e il resto della pianta.
Spingetela verso il basso, lentamente ma con decisione, facendo in modo che
la punta della linguetta raggiunga il punto di inserzione della foglia nel rizoma
e lo laceri.
Spingete finche' sentite cedere. Se siete convinti di esserci riusciti provate
a estrarre la foglia delicatamente. Non tirate! Se la foglia e' separata dal
rizoma ed e' libera, si lascera' estrarre senza problemi, altrimenti vuol
dire che e' ancora attaccata al rizoma, quindi
ripetete l'operazione.
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Ok, in ogni modo abbiate fatto, dovreste ora avere in mano una bella
foglia di dionea. Controllate bene che alla base della foglia ci sia
del tessuto bianco o comunque chiaro.
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Ecco come dovrebbe presentarsi la vostra foglia, futura generatrice
di dionee...
Questa foglia in particolare e' venuta anche troppo bene,
nel senso che se vedete alla base della foglia e' presente un
peduncolo giallino, che e' appunto una parte del tessuto che
ci interessa.
Se non ve ne viene cosi' tanto, non disperatevi, basta la parte
bianca alla base della foglia con una minima, invisibile quantita'
di tessuto.
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Raccomandazione: da quando
avete la foglia, ricordatevi di tenerla umida o bagnata finche'
non e' piantata, perche', specialmente se state operando al sole,
una foglia isolata dal resto della pianta si disidrata
(e muore) nel giro di pochi minuti! In caso, ad esempio,
avvolgetela in un panno-carta bagnato.
Fatto.... che emozione! Ok, adesso che si fa?
Piantare la talea
Ed ecco entrare in gioco il nostro mitico sfagno. Eh, dove andremmo senza
sfagno?
Accarezzatelo, coccolatevelo, guardatelo bene tutte le mattine e ditegli
cose dolci tipo "come sei verde e bello idratato stamattina" e vedrete
come crescera'...
Ora, con il rispetto dovuto a tale divino oggetto, prendetene alcune
fibre, una manciatina, e sistematele in un vaso, o in un contenitore.
Poi, prendete la foglia di dionea, sciacquatela delicatamente, e mettetene
la base tra le fibre di sfagno vivo, immergetela per
un centimetro circa. Dopo di che, mettete il tutto in una posizione
ben illuminata ma non in sole pieno.
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Ecco qui come Andrea prepara le sue.
Taglia via la trappola (adesso ne parliamo), e sistema la
base della foglia nello sfagno vivo.
Lo sfagno e' appoggiato su un fondo di torba e perlite. Lo sfagno
infatti, non dovrebbe essere fradicio (pena la morte della talea)
ma solo umido. Ecco perche' non e' posto direttamente in acqua
ma sulla torba. Chiaramente poi il vasetto con la torba, quello
si sara' messo in acqua, ma sempre e comunque in modo da garantire
una buona umidita' ma non allagamento.
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Con il tempo, la talea lentamente avvizzira', in quanto il meristema
crescendo, "prosciuga" il materiale cellulare dalla foglia concentrandolo
nella plantula in crescita. Questo avvizzimento di solito inizia
dall'estremita' della trappola procedendo lentamente verso la base.
In condizioni ottimali, le plantule sono gia' grandi e con diverse
piccole trappole prima che l'avvizzimento raggiunga la parte basale
della talea, che forma invece una specie di tessuto indurito simile
a un callo.
In casi di eccessiva (o insufficiente) umidita', pero',
l'avvizzimento e' causato dalle condizioni ambientali, e la talea
diventa nera in una o due settimane. In questo caso non c'e' il tempo
per il meristema di formare nuove plantule e il tutto avvizzisce
senza produrre alcunche'.
Anche qui, lo sfagno vivo e' l'indicatore perfetto.
Solitamente l'ambiente ideale e' in zona illuminata (ma non in sole diretto),
con lo sfagno umido ma non fradicio. Al tatto lo sfagno deve sembrare
fresco e umido, ma le mani devono restare asciutte. Se invece le mani
si bagnano, l'umidita' e' eccessiva. Se le punte dello sfagno diventano
bianche, l'umidita' e' troppo bassa.
Venendo ora al taglio o meno della trappola ci sono due scuole di pensiero:
tagliarla e lasciarla. Ci sono, come sempre, pro e contro in entrambi i casi.
Tagliare: limita la traspirazione della foglia, aiutando a mantenere
un piu' corretto equilibrio idrico. Ne limita lo stress dovuto all'apertura/chiusura
della trappola. Inoltre, senza trappola, la foglia non puo' catturare insetti e si evita
che ci sia accumulo di azoto (derivante dalla cattura e digestione della preda) che
potrebbe nuocere alla talea.
Lasciare: la trappola rappresenta una notevole superficie fotosintetizzante,
che puo' fornire piu' energia alla talea. Inoltre, rappresenta un maggiore deposito di
materiale biologico da cui attingere, e ritarda l'avvizzimento della talea.
Personalmente, ho avuto successo in entrambi i casi, ma a memoria non mi pare
ci fossero grandi differenze. Con la trappola si ottengono plantule leggermente
piu' grandi ma la talea con trappola e' piu' soggetta a pericolo di marcescenza.
Al momento io preferisco lasciare la trappola per le prime 1-2 settimane e
poi toglierla appena da' segni di avvizzimento.
Insomma, decidete voi. Se azzeccate le condizioni ideali otterrete molte belle
plantule a prescindere dalla presenza o meno della trappola.
Proliferazione cellulare
Dopo aver piantato la nostra piccola e amata foglia di dionea nell'altrettanto
piccolo e amato sfagno, mandiamo avanti le lancette dell'orologio di una o due
settimane. Che accade?
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Ecco la foglia della dionea, dopo una decina di
giorni.
Concentriamoci sull'aspetto della talea, prima di tutto.
La base della foglia e' di un bel colore chiaro, tendente
appena appena al rosa e non al verde. Cio' in quanto
questa in particolare e' una talea di Dionaea muscipula
'Akai Ryu' o Drago Rosso, di tipico colore rosso.
Non ci sono parti nere, ne' secche, ne' marroncine.
Il tessuto e' bello asciutto, non e' fradicio. La foglia,
quando ho fatto questa foto, aveva ancora la trappola quasi
completamente viva (e scattosa), solo marginalmente secca.
Insomma, condizioni ideali.
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Concentriamoci ora sulla base della talea.
A nessuno e' sfuggito quella specie di "bottone". Diamoci una zoomata,
e guardiamolo bene. E' una massa di tessuto caotico e disorganizzato,
che si e' formato DOPO la separazione della foglia dal rizoma.
Se guardate la zoomata a pieno schermo vedrete che in questo
stadio il tessuto non e' organizzato in nessuna forma
regolare o simmetrica. E' una specie di massa caotica.
In realta' a ben guardare c'e' una specie di "dente" rosso
scuro in basso, probabilmente la zona dove il tessuto sta
prendendo un'organizzazione piu' ordinata.
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Lasciamo passare 4-5 giorni...
Meristema visibile
Ecco quello che ho trovato sotto il mucchietto di sfagno dopo
qualche giorno. La foglia, ben inteso, era ancora completamente
verde (o per meglio dire, rossa). La trappola l'avevo rimossa
perche' avvizzita.
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Ecco la foglia... come si puo'
facilmente vedere alla base della foglia non c'e' piu' un tessuto
completamente caotico e disorganizzato, ma c'e' un vero e proprio
abbozzo a triangolo, simmetrico, ordinato, completamente organizzato. E' lui o non e' lui?
Si! Urra' urra' ce l'abbiamo fatta. Quel piccolo schittino
da meno di un millimetro e' 'sto malefico meristema che ci ha
fatto penare tanto? Si. E il segreto di tutta l'arte di riprodurre
le piante (qualsiasi pianta) sta tutto la'. Guardiamolo meglio...
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E questa, ragazzi, e' una foto da brivido. Molti probabilmente non noteranno
una fava anzi rimarranno delusi dal fatto di non vedere una bella ragazzetta nuda,
ma questa foto riprende in pieno un meristema al suo primo stadio di sviluppo...
per intenderci quello che nel capitoletto "Meristemi" sopra nella pagina "Generalita'
sulla moltiplicazione" e', nel disegno,
il secondo a partire dall'alto, con la tipica struttura triforcata.
Per non parlare del fatto che il meristema in questione era grande poco
meno di un millimetro! Potenza di un micro-nikkor e di uno scanner dia
da 4000 dpi, diciamo tutti in coro grazie a Nikon e Polaroid.
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Ok, andiamo in avanti di un altra settimana o due...
Plantula
Dopo circa un'altra settimana, ecco la situazione...
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la foglia ha iniziato
ad essere assorbita, partendo dalla parte distale (cioe' dalla parte
dov'era attaccata la trappola), e ad avvizzire.
Come vedete, la parte l'avvizzimento e' arrivato piu' o meno a meta'
lunghezza della foglia, e si puo' vedere perche' ben distinto. La parte
viva e' ancora rossa/rosa, mentre quella avvizzita e' grigio/marroncina. Fortunatamente
non e' nera. Ricordiamoci che nero e bagnato e' male (troppa umidita':marcescenza).
Grigio scuro/marroncino e secco e' bene.
Contemporaneamente
il meristema alla base si e' organizzato in maniera sempre piu' completa
e gli abbozzi fogliari si sono allungati fino a formare delle foglie
riconoscibili.
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In questo stadio sono visibili solo foglie. Non ci sono ancora radichette
e la plantula e' ancora saldamente legata alla vecchia foglia. Quando si e'
in queste condizioni, non si puo' ancora staccare la plantula e provare a
darle vita autonoma. Dobbiamo aspettare ancora un po'...
Evviva
Dopo circa altre 2 settimane, ecco la situazione...
La foglia vecchia e' completamente seccata, a parte la base che si e'
indurita in una specie di callo grinzoso e biancastro (nella foto non c'e').
La plantula era gia' staccata dalla foglia vecchia e aveva gia' radichette
autonome, quindi l'ho separata, fotografata e rinvasata a parte.
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Scusate per l'orrenda foto... comunque il messaggio dovrebbe
essere chiaro: questa e' la plantula, staccata dalla
base della foglia. La dimensione della plantula e' di circa
4 centimetri, e l'ho messa in fianco alla trappola di una
dionea adulta per paragonare le dimensioni.
Come vedete, la plantula e' completamente formata,
ha foglie assolutamente perfette, ha gia' addirittura
formato un piccolo rizoma biancastro e radichette.
Insomma, ue', un successone!
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L'unico rammarico: ce n'e' venuta una sola. A volte, come detto, se ne
possono formare 2-3 o fino a sei, e spesso la base della foglia vecchia,
indurita, puo' continuare a sfornare plantule per 2-3 mesi.
Il problema, e' qui ho usato una foglia di una pianta non grandissima
ed era gia' estate avanzata. Dando invece un'occhiata ad un vaso che avevo
fatto nella primavera del 1998 potete rendervi conto di cosa dico per
"moltiplicare in maniera impressionante":
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Tutte le piantine che vedete hanno un anno d'eta', e sono
tutte originate da talee di foglia.
Nella foto se ne contano piu' di una dozzina, di varie dimensioni,
alcune addirittura adulte (con foglie da 10 cm)... bhe,
da questo vasetto sono partite piante che ho donato ad
alcuni appassionati, negli ultimi 6 mesi, forse una
decina di plantule.
Succo del discorso e' che tutte le piante che erano in questo
vaso, una trentina forse, sono nate da sei, dico sei
talee di foglia che avevo fatto a fine aprile 98 partendo da
3 piante. Gia', 30 piante da 6 fogliette.
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Quindi... se uno fa le cose per bene e con un minimo di pazienza,
i risultati si vedono. Calcolando che ogni pianta adulta di dionea
produce molte decine di foglie in un anno, e che se fatta bene una
talea di foglia puo' generare in media 3-4 piantine, potete capire
che la quantita' di dionee che si possono
ottenere in pochi mesi e' davvero notevole.
Ok, adesso e' il vostro turno.
... poi ditemi com'e' andata!
Ringrazio il piu' carnivoro dei carnivori, Andrea Amici. Le mani che
vedete in un paio di foto sono le sue... questo breve corso sulle dionee lo abbiamo
preparato insieme, e sue sono anche alcune delle piante fotografate
qui.
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