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Moltiplicazione Carnivora
Generalita' su talee, divisioni & c.
Introduzione
Come si legge all'entrata di Sarrazin's, ci sono fondamentalmente tre
manie fisse che assillano in maniera ciclica e ossessiva
qualsiasi coltivatore di piante carnivore.
Primo, la ricerca affannosa dell'esemplare particolare (ei! voglio una
dionea di quel tipo ben preciso, o la Drosera binata
ramificata in quel modo pittoresco, o la sarracenia con quel particolare
disegno). Una volta trovata questa pianta, poi, scatta la
mania numero due: vederla crescere nel miglior modo possibile, ottenendo
l'esemplare assolutamente perfetto. In ultima, di seguito, la terza:
il desiderio di moltiplicarla: farne due, tre, mille... per portarle
ai meeting, per regalarle alla fidanzata, per farle provare ad
altri coltivatori o per trascinare alla mania delle carnivore
amici e vicini riempiendogli la casa di piante.
Una vasta parte delle Tecniche Carnivore riguarda appunto dei
brevi e semplici "corsi" che hanno lo scopo di aiutare chi stia
provando a moltiplicare le piante carnivore. Spesso le tecniche per
la moltiplicazione delle carnivore non sono per nulla difficili, ma
l'assenza di qualsiasi tipo di libro e informazione, in italiano,
rende i coltivatori d'Italia un po' spaesati e privi di consigli
su come effettuare anche le cose piu' stupide.
I corsi di moltiplicazione su Sarrazin's sono dettagliatamente
illustrati, in quanto credo che il miglior approccio sia sempre
quello dell'osservazione diretta. Quando vedete una foto, potete
sempre cliccarci sopra per ottenere una versione ingrandita della
stessa, magari per cogliere alcuni particolari dettagli.
Se poi vi servono alcuni dettagli ancora piu' approfonditi,
basta che mi scriviate
dicendomi a che immagine siete interessati e vi mandero' piu'
che volentieri una digitalizzazione a piena misura della
diapositiva originale (normalmente un file di 6000x4000 punti che vi permettera' di
arrivare a distinguere la grana della pellicola fotografica)
cosi' potrete andare alla caccia dei particolari piu' nascosti.
Ok, come bla bla ce n'e' che basta... andiamo al sodo.
Moltiplicazione
Ok, per capire come si fa a moltiplicare una pianta dobbiamo prima
capire di cosa parliamo.
Quando da una pianta ne vogliamo otteniamo altre,
lo possiamo fare, fondamentalmente, in due modi.
Il primo, il piu'
ovvio, e' quello che passa attraverso i fiori, il polline, e
i semi. In questo caso una pianta "padre" fornisce il polline,
una pianta "madre" gli ovari, si formano semi e da questi plantule.
Le plantule nate da seme sono tutte differenti tra loro, un po'
come le persone sono piu' o meno tutte diverse tra loro.
Questo meccanismo biologico si chiama riproduzione
e implica scambio e riassortimento di materiale genetico.
Nel disegno le differenze tra piante genitori e piante figlie
sono esagerate, mentre in natura le piante figlie sono
visivamente molto simili o identiche ai genitori. Cio' nonostante,
se c'e' scambio di materiale genetico, ed anche se ad occhio
non si vede, le differenze ci sono.
Normalmente le piante
"padre" e "madre" sono differenti, ma accade che alcune specie
come per esempio alcune drosere, si autoimpollinino, cioe'
la stessa pianta funga sia da padre che da madre. Per i
meccanismi della genetica, anche in questo caso le piante
figlie saranno tutte diverse tra loro, sebbene in grado
minore rispetto al caso in cui i genitori siano diversi.
L'altro sistema consiste nella moltiplicazione agamica
(a volte di sente parlare di clonazione). Consiste
nell'ottenere un numero virtualmente
infinito di copie identiche di una pianta donatrice, partendo da particolari
tessuti, pezzi di tessuti o cellule. Non c'e' rimescolamento genetico
e le piante sono in tutto e per tutto assolutamente identiche alla
pianta da cui provengono, un po' come i gemelli monozigotici nell'uomo.
I vantaggi della moltiplicazione agamica sono molti: le piante
ottenute per clonazione crescono molto piu' velocemente di quelle
ottenute per seme, inoltre ottenendo piante identiche alla pianta
donatrice e' possibile selezionare e moltiplicare infinitamente solo
gli individui piu' robusti e belli di una data specie. Le tecniche
di moltiplicazione si sono ottimizzate al punto che oggi, attraverso
la micropropagazione in laboratorio (o coltura in-vitro), e' possibile ottenere,
in alcuni mesi, migliaia di copie di una pianta a partire
da un piccolo pezzo di tessuto vegetale.
Moltiplicazione e riproduzione sono quindi due concetti
completamente differenti, utilizzano meccanismi completamente
diversi cosi' come diversi sono i risultati. Impariamo
a usare correttamente questi due termini.
Questa pagina vi introduce ad alcuni metodi di moltiplicazione, quindi
metodi per ottenere, da una pianta, un numero virtualmente infinito
di copie... per fare cio' utilizzeremo un elemento fondamentale
delle piante, sempre in causa quando si parla di moltiplicazione: il meristema.
Meristemi
Le piante sono organismi di una plasticita' incredibile. Si adattano, normalmente,
a cambi di ambiente, a cambi di luminosita', di temperatura. Resistono in alcuni
casi a gelo fino a decine di gradi sotto lo 0, per poi, in estate, resistere
a sole diretto e a temperature di parecchie decine di gradi anche per 16
ore di fila. Crescono senza sosta, ed anche dopo vasti traumi riescono
a ricostruire qualsiasi organo (foglie, fiori, fusto, radici)
in poco tempo e senza troppi problemi.
Contrariamente agli animali, le piante hanno la capacita' di riformare
un intero organismo a partire da singoli gruppi
di cellule... Non e' solo come se potessimo ricostruire un braccio una
volta lo avessimo perso in un incidente, e' molto di piu': e' come se dal braccio,
isolato, potessimo ricostruire tutto il resto del nostro corpo!
Sfortunatamente non tutte le cellule vegetali sono in grado
di riformare una pianta da zero. Questa impressionante capacita' rigenerativa
e' propria solo di un tipo specifico di cellule.
Esistono infatti particolari cellule "totipotenti" che, in determinate condizioni,
riescono da sole, con un minimo di luce e nutrienti, a rigenerare un'intera pianta
in tempi relativamente rapidi. Queste cellule "totipotenti"
sono chiamate cellule meristematiche. Si trovano sempre
raggruppate in particolari masserelle microscopiche dette meristemi.
Tutti i metodi di moltiplicazione vegetale usati in orticoltura sono
basati sui meristemi, in quanto appunto, un meristema e' in grado, da
solo, di formare un'intera pianta.
Quindi, cantiamo tutti in coro: il meristema e' nostro amico, occhebbello ullalla'.
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Il funzionamento dei meristemi e' piuttosto semplice.
I meristemi, spesso, sono gia' presenti in una pianta e sono solo
in stato "addormentato" (per esempio le gemme).
In questi casi, basta provocare un evento
"risvegliante" che produca una loro attivazione con
conseguente comparsa di un nuovo punto di crescita.
In altri casi, invece, si possono "convincere"
cellule non meristematiche a trasformarsi in
cellule meristematiche attraverso un fenomeno di induzione
per poi dare il via alla formazione di un nuovo punto di crescita.
Qui a sinistra, in basso, vedete come partendo da un meristema
quiescente (attivazione), o da tessuto non meristematico (induzione)
alla fine si ottenga comunque un gruppo di cellule meristematiche
attive (massa rotonda chiara).
Una volta che un meristema ha iniziato a svilupparsi,
la prima cosa che fa e' moltiplicarsi ad un ritmo
incredibilmente elevato, formando enormi masse di cellule figlie.
In una fase successiva le cellule figlie si raggruppano in abbozzi
di organi, tipo abbozzi di foglie, seguendo uno schema ben preciso.
le cellule figlie si specializzano in foglie, vasi,
fibre, mentre il meristema continua ad allungarsi e a formare
nuove masse di cellule figlie e nuovi abbozzi.
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Nella figura, in alto, le aree chiare sono quelle dove si distribuiscono
le cellule meristematiche a crescita rapida.
Insomma, fronzoli a parte quello che ci interessa e' cercare di trovare un
particolare punto, nelle nostre amate piante carnivore, dove si possa
trovare un meristema, e risvegliarlo. Oppure trovare un tessuto particolare
della nostra pianta che sia suscettibile a lasciarsi corrompere formando
dei meristemi e da quelli nuove piante.
Beh, ok, ma in pratica, che si fa?
Si osserva.
Osservazione
Fondamentalmente si puo' imparare a moltiplicare una pianta in due modi:
leggendo ed imparando da qualcuno che l'abbia gia' fatto, o cercando
di emulare un fenomeno naturale.
Tutti i metodi di talea sono stati messi a punto grazie all'osservazione
di fenomeni assolutamente naturali. Tutte le piante, in natura, infatti,
tendono a moltiplicarsi spontaneamente (o in seguito a un trauma). La
differenza e' che lo fanno spesso ad un ritmo molto basso, mentre noi
vogliamo che si moltiplichino e crescano il piu' velocemente possibile.
Per fare un esempio, io imparai come dividere le sarracenie da Raffaele
all'Orto di Padova, imparai a fare le talee di pinguicola da Loyd Wix
in Inghilterra, ma imparai come fare quelle di drosera per
conto mio.
Infatti, anche se il metodo di talea radicale per le drosere era universalmente
noto da milioni di anni, io lo applicai quasi per caso, parecchi anni fa,
dopo aver osservato strani e portentosi accadimenti in alcuni vasi
di Drosera binata e di Drosera hamiltonii.
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Nel primo caso, le radici nere e carnose di una mia binata erano fuoriuscite
dai fori sul fondo del vaso in cui era messa la pianta ed avevano generato molte
plantule alla base del vaso stesso.
Il caso della hamiltonii invece,
fu ancora piu' interessante: in un vaso in cui la mia unica hamiltonii
era morta e stramorta durante l'inverno senza possibilita' di salvezza (per continue gelate),
notai sbucare, tra maggio e giugno, due piccole hamiltonii, timide
ma molto ben determinate.
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Incuriosito esaminai
il contenuto del vaso per notare che la drosera in questione era morta
lasciando pero' le radici vive in profondita'. Proprio da queste radici
provenivano le nuove plantule.
Chiaramente volli provare ad emulare cio' che avevo osservato quasi per caso, e
presi dei pezzi di radice trattandoli in varie maniere e isolandoli su
vasi a parte. Cosi' facendo ottenni nel giro di pochi anni centinaia
di drosere di varie specie, tutte assolutamente in salute.
Lo stesso anno notai il fenomeno di plantule che crescevano dalla lamina
di foglie di Drosera binata che avevo potato e avevo buttato,
ancora verdi, sulla mia torbiera. Le foglie erano state incorporate
dallo sfagno verde (in rapida crescita) ed avevano, dopo alcune
settimane, generato tutta una serie di mini Drosera binata. Scostando
lo sfagno notai che la lamina delle foglie che avevo potato, a contatto
con lo sfagno non era appassita ed aveva anzi generato le plantule.
Emulai la cosa e ottenni decine di binate. Voila'.
Qualsiasi appassionato avra' esperienze analoghe, magari con le
Nepenthes o con le dionee.
Quindi, se potete, osservate. Insospettitevi quando dove
avevate una pianta ora ne avete due o tre. Cercate di capire se
sono solo semi che vi sono caduti sul vaso per caso, o se e'
stata la pianta stessa che in qualche modo ha generato nuove
plantule. Cercate di capire da dove siano spuntate le nuove
pianticelle, poi provate a emulare...
Se avete piante di un tipo particolare in eccesso, provate varie cose,
anche le piu' assurde. Sperimentare ed osservare e' l'unico modo per
affinare la propria tecnica... ma, la cosa piu' importante di tutte,
mettete tutti al corrente delle vostre trovate, perche'
non c'e' coltivatore piu' sterile di quello che scopre cose
interessanti e le tiene solo per se'.
Se la gelosia nel custodire una pianta rara e unica senza volerla
dare ad altri e' una cosa che io biasimo, anche se comprensibile,
il non voler nemmeno condividere con altri le proprie tecniche,
questa e' una stupidita' assolutamente incomprensibile. Per me,
e' come tradire le carnivore nel modo piu' subdolo.
Bhe, in effetti questo e' il motivo per cui esiste questo sito...
E ora?
Vi siete letti tutte 'ste baggianate su moltiplicazione vegetativa, talee e meristemi
nonche' la paternale sul condividere con altri le proprie osservazioni...
ma immagino che ancora non sia chiaro quello che dovete
fare in pratica.
In pratica quello che faremo ora e' analizzare le piante carnivore,
e per ciascuna imparare qual'e' il tessuto che possiamo utilizzare
per stimolare il risveglio o l'induzione di un meristema, da cui poi
ottenere plantule.
La parte pratica sara' divisa genere per genere in quanto il tessuto
che ci interessa non e' sempre presente nella stessa posizione, nei diversi
generi. A seconda del genere saremo interessati alla radice, o
alla base della foglia o alla lamina fogliare.
Una volta capito qual'e' il tessuto che ci interessa, sara' piuttosto
semplice estrarlo e sistemarlo in condizioni di umidita' e luce
idonee a stimolare la formazione di nuove plantule. Poi si tratta
solo di aspettare. Si, in effetti non e' poi cosi' difficile.
Prima di lasciarvi alle parti pratiche, vi raccomando il minimo
necessario per lavorare con le talee di piante carnivore:
Sfagno vivo: sebbene non assolutamente essenziale, lo sfagno
vivo (o vegetante) e' un elemento quasi insostituibile. Se proprio non
ne avete, provate ad usare della torba acida di sfagno. Usatela umida,
non fradicia, altrimenti le vostre talee marciranno.
Acqua: per acqua qui intendo della BUONA
acqua, cioe' ottenuta per osmosi inversa, oppure comperata al supermercato
come acqua demineralizzata per ferro-da-stiro, oppure dell'acqua minerale
con contenuto di sali particolarmente basso.
Strumenti: non fondamentali, ma consigliati: paio di guanti in
lattice (specialmente se lavorate con sfagno vivo e con torba), una forbice
o un taglierino affilati in maniera da eseguire tagli ben precisi e non
sfilacciati. Del panno-carta umido per evitare che le foglie si disidratino
(se state facendo talee di foglia).
Substrato: le talee saranno solitamente poste in sfagno vivo,
ma lo sfagno non e' posto direttamente in acqua bensi' in un vasetto
ripieno di substrato, a sua volta posto in acqua. Il substrato in questione
sara' sempre composto di torba acida di sfagno mista a perlite in proporzione
1:1.
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